Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Fisici Martin e Santoro, su fusione possibile svolta storica

(12 Dicembre 2022)

(30science.com) – Roma, 12 dic. – “Se le indiscrezioni che giungono dagli USA circa l’ottenimento di un guadagno netto di energia da un reattore a fusione, fossero confermate si tratterebbe di un momento davvero significativo”. I fisici Piero Martin, professore ordinario del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova, ed Emilio Santoro ex-direttore responsabile del reattore di ricerca TRIGA RC-1 del Centro Enea Casaccia sono concordi nel valutare quanto riportato dal “Financial Times”, secondo il quale gli scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL) con sede in California, USA, avrebbero ottenuto una reazione di fusione in grado di produrre più energia di quella utilizzata per il funzionamento. I portavoce del Dipartimento dell’Energia e del LLNL hanno affermato di non poter commentare o fornire conferme in merito al rapporto del “Financial Times”, ma hanno affermato che martedì il segretario all’Energia degli Stati Uniti Jennifer Granholm “annuncerà un’importante svolta scientifica”.

 

Piero Martin, professore ordinario del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova

“A fronte del comprensibile entusiasmo che questa notizia potrebbe generare in caso di conferma – sottolinea Martin – non dobbiamo dimenticare che le sfide verso l’uso diffuso dell’energia da fusione nucleare sono ancora molte. Anche se domani avessimo l’annuncio del cosiddetto ‘net gain’ di una reazione con un guadagno netto energetico, non dovremmo credere che da dopodomani le nostre case potrebbero essere illuminate o riscaldate dalla fusione.” “Senza dubbio la prudenza è d’obbligo – conferma Emilio Santoro – ma è innegabile che le aspettative sono molto alte, soprattutto considerando che si tratta di Istituzioni al massimo livello” “Vi è da considerare che l’eventuale conferma rappresenterebbe un successo straordinario non solo per il percorso verso l’uso diffuso della fusione nucleare, ma anche per lo specifico metodo utilizzato per raggiungere questo risultato”.

 

“A differenza della ‘via europea’ alla fusione, che si basa – si pensi al progetto ITER – sul confinamento magnetico del plasma, i ricercatori del LLNL hanno utilizzato il confinamento laser” “Volendo semplificare al massimo – prosegue Santoro – nel primo caso si utilizza una enorme quantità di calore per ottenere che due protoni arrivino tanto vicini da vincere la forza di reciproca opposizione elettromagnetica, per sfruttare poi la forza nucleare forte per dare origine alla fusione. Nel secondo caso invece laser potentissimi – nel caso di specie circa 200 – utilizzano l’energia della luce per creare un effetto simile a quello generato dalla gravità, simulando in altri termini l’avvio della reazione nucleare di fusione che avviene nelle stelle, come ad esempio il nostro Sole”. “Naturalmente – conclude Santoro – ammessa sempre la conferma di questa svolta, quale possa essere il percorso vero l’espansione di scala di un tale risultato è tutto da vedere. Ma certo le implicazioni di un tale successo anche da un punto di vista tecnologico sono rilevantissime: se si considera solamente la primazia degli USA nel campo dei laser. Rimane da dire che comunque una volta che i progetti sulla reazione a confinamento magnetico dovessero raggiungere un guadagno energetico netto, sarebbero più avanti in termini di scalabilità”.

Un concetto confermato anche da Martin per il quale “è improbabile che si assisterà a un travaso di investimenti dalla fusione a confinamento magnetico a quella a confinamento laser, in ragione dell’eventuale conferma di domani. Quello che invece è possibile, e auspicabile, è che l’annuncio possa portare a un incremento dell’interesse per questa forma di energia che rappresenta una parte fondamentale del nostro futuro.” “Già si è vista, in risposta alla crisi climatica e anche a causa della guerra in Ucraina – prosegue Martin – una rinata spinta ad andare avanti su questa strada. È notizia recente e importante, anche se non ha avuto molto risalto che l’amministrazione Biden ha inserito la fusione nucleare, tra le cinque priorità energetiche che dovranno contribuire agli obiettivi climatici USA in vista del raggiungimento di uno zero netto di emissioni di CO2. E anche i Paesi europei stanno impegnando ingenti risorse su questo fronte. Ma molto si può e si deve ancora fare. E va ricordato che da questo punto di vista, non solo per quel che riguarda la ricerca, ma anche proprio per le applicazioni concrete, l’Italia è all’avanguardia e molto probabilmente contribuirà significativamente , con il nuovo esperimento DTT in costruzione a Frascati , alla realizzazione della prospettiva di una fusione diffusa efficace ed efficiente.”  (30science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla