(30science.com) – Roma, 4 nov. – La maggior parte della plastica domestica considerata ‘compostabile’ in realtà non si decompone completamente, andando a depositarsi sul suolo. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Sustainability, condotto dagli scienziati dell’University College di Londra. Il team, guidato da Danielle Purkiss, ha progettato un’iniziativa di citizen science, The Big Compost Experiment, per indagare il rapporto delle persone con la plastica compostabile domestica. Inizialmente, gli studiosi hanno lanciato un sondaggio online in tutto il Regno Unito per raccogliere opinioni e comportamenti relativi ai rifiuti alimentari. I partecipanti sono stati poi invitati a prendere parte a un esperimento di compostaggio domestico. Da ultimo, i volontari hanno cercato tracce degli oggetti compostabili nei propri composter. Dopo un arco di tempo di 24 mesi, i ricercatori hanno scoperto che il 60 per cento della plastica definita compostabile non veniva in realtà smaltita completamente. Questi risultati, affermano gli autori, evidenziano la necessità di rivedere e riprogettare il sistema di gestione dei rifiuti di plastica. L’inquinamento da plastica rappresenta una delle principali sfide ambientali della contemporaneità, con un consumo di queste sostanze quadruplicato negli ultimi 30 anni. A livello globale, riportano gli esperti, solo il 9 per cento dei rifiuti di plastica viene riciclato, il 50 per cento raggiunge le discariche, il 22 per cento elude i sistemi di gestione dei rifiuti e il 19 per cento viene incenerito. Per far fronte a questa emergenza, diversi paesi hanno fissato obiettivi per ridurre o eliminare la plastica monouso e rendere gli imballaggi riciclabili al 100 per cento. I ricercatori hanno scoperto che molti consumatori sono confusi sul significato delle etichette della plastica compostabile, attualmente incompatibili con la maggior parte dei sistemi di gestione dei rifiuti. “I claim sulla sostenibilità presenti sugli imballaggi compostabili possono essere fuorvianti – afferma Purkiss – non esiste uno standard internazionale armonizzato per la plastica compostabile domestica, per cui spesso queste sostanze vengono smaltite in modo incorretto e dannoso per l’ambiente”. Il gruppo di ricerca ha poi valutato un campione di 50 articoli, il 46 per cento dei quali non mostrava alcuna certificazione di compostaggio domestico e il 14 per cento riportava certificazione di compostaggio industriale. “Questo dimostra che mancano sistemi di comunicazione chiari per i consumatori – afferma Purkiss – l’acquirente deve avere la possibilità di identificare facilmente ciò che è compostabile e sapere come smaltire i prodotti”. I ricercatori hanno inoltre sottolineato che persino gli imballaggi certificati come compostabili non si degradavano in modo efficace. “La plastica raggiunge quindi il suolo dei cittadini britannici – conclude Purkiss – il che rappresenta un aspetto piuttosto preoccupante. Le plastiche compostabili sarebbero utili per contrastare l’inquinamento da plastica, ma è necessaria una revisione sistematica dello smaltimento domestico di queste sostanze”. (30science.com) Valentina Di Paola
Valentina Di Paola
Scienza: il 60% della plastica “compostabile” domestica non si decompone completamente
(4 Novembre 2022)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).