(30science.com) – Roma, 7 nov. – Il riso ad alto rendimento, che deve essere piantato solo una volta e garantisce fino a otto raccolti senza pregiudicare la resa, può migliorare la sicurezza alimentare di migliaia di persone. Lo sottolinea uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Sustainability, condotto dagli scienziati dell’Università dell’Illinois, dell’Accademia delle scienze agrarie dello Yunnan, dell’Università dello Yunnan e dell’Università del Queensland.
Il team, guidato da Erik Sacks, Fengyi Hu e Dayun Ta, ha evidenziato i risultati agronomici, economici e ambientali dell’approccio ad alto rendimento. Dopo oltre novemila anni di coltivazione, il riso può essere ora lavorato come alimento perenne ad alto rendimento, tanto che in Cina e Uganda, il raccolto riorganizzato ha cambiato la vita di oltre 55.752 piccoli agricoltori. “Questo sistema è economicamente vantaggioso – commenta Sacks – piantare riso è molto laborioso e richiede ingenti investimenti di denaro. Ridurre questa necessità permette di risparmiare tempo, fatica e denaro”. Dal 1999, il progetto ha fornito competenze sulla coltivazione di cereali ad alto rendimento, un risultato possibile grazie all’ibridazione tra un riso asiatico e una varietà selvatica africana. Non dovendo piantare riso ogni stagione, gli agricoltori hanno impiegato quasi il 60 per cento in meno di manodopera, spendendo il 50 per cento in meno in semi, fertilizzanti e altri input. I vantaggi economici di questo approccio, riportano gli autori, variavano in base al luogo considerato, ma i profitti aumentavano dal 17 al 161 per cento rispetto al riso tradizionale. “I vantaggi economici – precisa Sacks – si rendono evidenti dopo il primo raccolto, quando questa varietà ibridata richiede meno accorgimenti. La coltivazione del riso ad alto rendimento offre anche notevoli benefici ambientali, dato che il suolo subisce meno stress e riesce quindi a immagazzinare maggiori quantità di carbonio e azoto”. “Il riso ad alto rendimento – aggiunge Hu, dell’Università dello Yunnan – avvantaggia gli agricoltori migliorando l’efficienza del lavoro e la qualità del suolo, ma aiuta anche a ricostituire i sistemi ecologici necessari per mantenere la produttività a lungo termine”. Gli autori sperano di utilizzare ulteriormente strumenti genetici adeguati a introdurre tratti desiderabili come aroma, resistenza alle malattie e tolleranza alla siccità nel nuovo raccolto. “I primi risultati sui benefici ambientali del riso ad alto rendimento sono molto promettenti – conclude Tim Crews, del The Land Institute e altra firma dell’articolo – ma saranno necessari ulteriori approfondimenti per comprendere il potenziale di questo approccio. Ci sono ancora molti interrogativi importanti sulla capacità di sequestro del carbonio e sugli equilibri dei gas serra in questi sistemi”. (30science.com)