(30science.com) – Roma, 27 ott. – La notte tra il 26 e 27 settembre 2022, LICIACube, realizzato da Argotec, ha documentato l’impatto della sonda NASA DART con l’asteroide Dimorphos e la conseguente deviazione della sua orbita. Oltre 600 le immagini acquisite, che potranno rivelare preziose informazioni sulla natura di un sistema binario di asteroidi e più in generale sui piccoli corpi del Sistema solare. L’Agenzia spaziale italiana (Asi) ha organizzato una conferenza stampa per presentare le attività della missione e spiegare alcune delle prime immagini elaborate dalla sonda. L’evento si è aperto con le parole di Barbara Negri, ricercatrice dell’Asi, che ha spiegato la rilevanza del successo della missione.
“Il Cubesat LICIACube – ha dichiarato Negri – rappresenta un gioiello della tecnologia spaziale. Realizzato dalla società italiana Argotech, questo piccolo satellite potrebbe rivelare dati preziosi sulla composizione degli asteroidi, messaggeri preziosi di informazioni sull’Universo primordiale”. Nella prima parte della conferenza, Marilena Amoroso, responsabile Asi per le attività scientifiche, ha descritto i principali obiettivi della missione. “LICIACube – ha spiegato – aveva il compito principale di testimoniare l’impatto della sonda DART sull’asteroide Dimorphos, in sistema binario con l’asteroide Didymos. In totale, il satellite misura 20x10x36cm, per un totale di circa 15 kg di peso. Il dispositivo è dotato di due camere, chiamate LEIA e LUKE, un sistema di propulsione e una radiotrasmittente per inviare i dati. Pur mantenendo dimensioni così compatte, LICIACube rappresenta un passo in avanti davvero significativo per la possibilità di sviluppare un sistema di difesa planetaria efficiente”. Elisabetta Dotto, dell’Istituto nazionale di astrofisica, ha poi riportato gli obiettivi scientifici della missione, rimarcando le possibili implicazioni delle nuove opportunità di studio offerte dalla conoscenza derivante dai dati di LICIACube. “Il Cubesat ha già raccolto oltre 620 immagini – ha sottolineato la scienziata – molte delle quali sono ancora in fase di scaricamento. Per i prossimi 10-15 giorni ci occuperemo di calibrarle, processarle ed elaborarle. Successivamente saranno rese disponibili anche per il pubblico”. Michèle Lavagna, del Politecnico di Milano, ha poi enumerato alcune delle principali difficoltà del progetto. “La conformazione dell’asteroide non era nota – ha detto l’esperta – ma avevamo un range di tempo e distanza molto preciso per raggiungere la posizione ideale per testimoniare la missione. La velocità della sonda raggiungeva i 20-30 mila chilometri orari, mentre la forza di propulsione per la correzione della rotta era notevolmente inferiore. In proporzione, sarebbe come cercare di deviare la traiettoria di un proiettile soffiandoci sopra. L’altra difficoltà riguardava il pochissimo tempo che avevamo a disposizione per eseguire queste manovre. Non conoscevamo la composizione esatta della superficie dell’asteroide, né la quantità di plume che si sarebbe sollevata. Nonostante tutte le incertezze, siamo riusciti a ottenere una quantità impressionante di immagini e dati utili. Anche per questo siamo molto soddisfatti”. Anche Paolo Tortora, dell’Istituto nazionale di astrofisica, ha sottolineato le difficoltà e l’importanza dei risultati delle operazioni. Elena Mazzotta Epifani, dell’Istituto nazionale di astrofisica, ha invece evidenziato la rilevanza delle modellazioni e delle previsioni effettuate dal controllo missione, prima, durante e successivamente all’impatto. Nelle conclusioni dell’evento, Ettore Perozzi, dell’Istituto nazionale di astrofisica, ha infine contestualizzato le possibili applicazioni dei risultati della missione. “LICIACube potrebbe rivelare informazioni preziose sulla composizione degli asteroidi – ha commentato – il che potrebbe aiutarci nella previsione di potenziali collisioni. L’aspetto più interessante di queste missioni è che ci aiutano a individuare un modo per contrastare un fenomeno naturale, non solo limitandone i potenziali danni, ma rimuovendo direttamente la fonte di pericolo”. (30science.com) Valentina Di Paola