(30science.com) – Roma, 3 ott. – “Un Nobel meritato, che sana un ritardo nella categoria”. A dirlo a 30Science.com è Guido Barbujani, docente e genetista presso l’Università di Ferrara, commentando il premio Nobel assegnato oggi a Svante Pääbo, insignito “per le sue scoperte riguardanti i genomi degli ominidi estinti e l’evoluzione umana”. “I Nobel in Medicina – osserva Barbujani, che è stato coautore, insieme al ricercatore svedese, di uno studio di genetica pubblicato nel 2000 sulla rivista Nature (https://www.nature.com/articles/5200514) – vengono generalmente assegnati a ricercatori che lavorano nei settori di applicazione clinica, trascurando il notevole contributo associato allo studio dell’evoluzione. Tra gli esempi dei Nobel mancati non si può non considerare Luca Cavalli-Sforza, un antropologo italiano scomparso due anni fa, il cui lavoro sulla genetica delle popolazioni ha rivoluzionato un paradigma. I suoi studi hanno permesso infatti di identificare le tracce dei movimenti migratori nel patrimonio genetico dell’uomo, ma lo scienziato italiano non ha mai ricevuto il riconoscimento internazionale dell’Accademia del Karolinska Institutet”. “Il Nobel a Pääbo – conclude Barbujani – rappresenta quindi un premio che riguarda tutto un settore della ricerca associato a contributi importantissimi. Le precedenti teorie sulla specie Neanderthal derivavano esclusivamente le ipotesi formulate a seguito dall’analisi dei reperti ossei. I nuovi studi di paleogenetica ci permettono di fotografare la storia dell’evoluzione in modo molto più preciso”. (30science.com) Valentina Di Paola
Valentina Di Paola
Nobel, Barbujani (Università di Ferrara), riconoscimento che colma una lacuna
(3 Ottobre 2022)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).