(30science.com) – Roma, 26 ott. – “Un livello di coordinamento nell’attuazione delle direttive europee, che consenta di indirizzare meglio le normative dei singoli paesi nel settore energetico è fondamentale per ottenere maggiore competitività e il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Unione”.
Così Davide Consoli, ricercatore presso INGENIO (UPV-CSIC) centro di ricerca congiunto dell’Universitat Politècnica de València (UPV) e del Consiglio Nazionale delle Ricerche spagnolo (CSIC). Consoli è tra gli autori di un recente studio apparso su “Research Policy”, che ha indicato nel carente coordinamento tra le legislazioni europee nel campo del settore energetico, un vulnus alla concorrenzialità economica dell’economia europea e un pericolo per il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’UE. Dello studio sono coautrici Valeria Costantini dell’Università di Roma Tre ed Elena Paglialunga dell’Università di Urbino.
“Non si tratta – spiega Consoli – di rendere omogenee le politiche degli stati europei con un approccio centralistico. Ma di attuare le direttive UE con un tavolo di coordinamento tra i paesi dell’Unione che si assicuri che le legislazioni finali dei singoli stati favoriscano la specializzazione di ogni nazione in ciò che sa fare meglio nell’ambito energetico, di concerto con le altre”.
Sorge, però il dubbio, che un approccio del genere possa favorire, in termini di destinazione di fondi e di normative di favore, quei settori che solo al momento rappresentano il principale punto di forza di un Paese, discriminando gli altri che potrebbero rappresentare, nel tempo, nuovi livelli di eccellenza.
“Questo genere di rischio verrebbe affrontato dal fatto che il tavolo di coordinamento che proponiamo avrebbe riunioni periodiche in grado di registrare i cambiamenti e le evoluzioni delle eccellenze dei singoli stati adattando il proprio approccio”.
Un approccio teso alla cooperazione che auspicabilmente non dovrebbe restringersi solo entro i confini dell’Unione ma abbracciare anche i rapporti con i partner commerciali dell’Unione.
“Considerando le urgenze che ci derivano dal cambiamento climatico, senza dubbio un maggiore coordinamento a livello anche extra europeo sarebbe assolutamente auspicabile così da favorire specializzazione ed efficienza nell’ambito energetico su di un piano globale più ampio. Ma questo è un obbiettivo di più complessa realizzazione rispetto a quello indicato nel nostro studio” conclude Consoli. (30science.com)