(30Science.com) – Roma, 20 lug. – Il tempo medio di permanenza delle microplastiche sulla superficie dell’oceano potrebbe essere di diversi anni, piuttosto che di pochi giorni. Lo rivela uno studio, pubblicato in un numero speciale della rivista Science, condotto dagli scienziati dell’Università di Vienna, che hanno eseguito una rianalisi statistica su larga scala dei dati aggiornati sulle microplastiche.
Nello stesso numero della rivista scientifica appaiono quattro recensioni, due prospettive, un forum, un rapporto e due articoli legati ad argomenti correlati alla plastica e ai problemi che può provocare. “Il tempo per prevenire l’inquinamento da plastica è passato molto tempo fa – osserva Jesse Smith, redattore senior di Science – ora però possiamo agire per cambiare il futuro della plastica. Molte innovazioni negli anni scorsi sono state implementate senza considerazione dei potenziali impatti ambientali, ma ora dobbiamo affrontare il problema dell’inquinamento da plastica”.
Il lavoro del team guidato da Lisa Weiss dell’Università di Vienna è riportato nel rapporto del numero speciale della rivista scientifica. “Siamo giunti alla conclusione che le precedenti stime di flusso contenevano diversi errori – sostiene Weiss – i flussi di microplastiche sono sopravvalutati di due o tre ordini di grandezza. Per questo il tempo di permanenza della plastica sulla superficie oceanica sembra tanto breve, ma in realtà abbiamo scoperto che il materiale inquinante può permanere per diversi anni sull’oceano”.
Nelle prospettive viene evidenziato il problema delle prime plastiche a base biologica. Questa riflessione, firmata da Rebecca Altman della Tufts University, evidenzia che le prime bioplastiche non erano affatto sostenibili, e sarà necessario intraprendere un percorso più attento per raggiungere risultati più ecologici e biodegradabili. Nel forum si sostiene invece la necessità di un accordo globale vincolante per affrontare il lungo ciclo di vita della plastica e combattere l’inquinamento da plastica.
Nils Simon dell’Università di Ludwigshafen sottolinea che la comunità internazionale tende a considerare la plastica come un problema incentrato sull’oceano o sui rifiuti. “Si tratta di una questione che interessa diversi ambiti – commenta l’esperto – anche ambienti terrestri e persino l’interno del corpo umano. Serve un nuovo trattato internazionale che affronti queste preoccupazioni attraverso l’intero ciclo di vita della plastica, dall’estrazione delle materie prime necessarie per la produzione fino all’inquinamento”.
Le quattro recensioni affrontano poi la minaccia dell’accumulo di inquinamento da plastica e le conseguenze dei processi di degrado potenzialmente irreversibili. Gli attuali tassi di emissioni di plastica a livello globale possono innescare effetti che non siamo in grado di invertire. Questa la conclusione a cui giunge uno degli studi, condotto da scienziati provenienti da Germania, Svezia e Norvegia. Il team, guidato da Mine Tekman dell’Alfred Wegener Institute, ha evidenziato come la plastica sia estremamente radicata nella società. “La consapevolezza del problema inquinamento – osserva Matthew MacLeod, dell’Università di Stoccolma – è aumentata in modo significativo negli ultimi anni, ma le emissioni sono in costante incremento e le soluzioni per contrastare l’inquinamento non sono sufficienti”.
La plastica rappresenta inoltre un inquinante scarsamente reversibile, perché è persistente in ambiente ed è associata a emissioni continue. “Negli ambienti remoti – continua Annika Jahnke dell’Helmholtz Center for Environmental Research (UFZ) – i detriti di plastica non possono essere rimossi con la pulizia, ed è più facile che si generino micro e nanoparticelle di plastica”.
Il team di Sarah Kakadellis e Gloria Rosetto dell’Imperial College di Londra ha invece evidenziato i percorsi tecnici, chimici e biologici del ciclo delle risorse plastiche. Produrre elementi più riciclabili e biodegradabili, secondo le autrici, potrebbe risolvere gran parte delle problematiche di smaltimento dei rifiuti plastici. “Non esiste una bacchetta magica che ci liberi dalla plastica ambientale – commentano le scienziate – perché si tratta di un problema multiforme ed enormemente vasto. Solo attraverso un’azione coordinata sarà possibile raggiungere un futuro sostenibile per la plastica, ma dobbiamo agire al più presto”. (30Science.com)