(30Science.com) – Roma, 9 lug. – Migliorano sempre di più i sistemi per rilevare i contaminanti chimici presenti sulle coste del Mediterraneo e per aiutare a prevenire l’inquinamento. Hanno fatto il punto della situazione, su venti anni di monitoraggio e per affinare le strategie future, l’agenzia francese delle acque del Rodano-Mediterraneo-Corsica (Agence de l’eau Rhône-Méditerranée-Corse) e l’Istituto di Ricerca Francese per lo Sfruttamento del Mare (IFREMER).
Il Mar Mediterraneo è un gioiello di biodiversità, ma è soggetto ad un’intensa attività umana ed è il terreno di importanti sfide ambientali e socio-economiche. La conclusione del rapporto recentemente pubblicato da IFREMER e dall’agenzia delle acque Rhône-Méditerranée-Corse è rassicurante: la contaminazione chimica delle acque costiere, in particolare quelle francesi, del Mediterraneo è stabile e il 90% dei punti monitorati mostra livelli di contaminazione al di sotto delle soglie normative ambientali.
“Il monitoraggio della contaminazione chimica in mare è una delle leve essenziali per agire in modo mirato ed efficiente sulle sue fonti onshore“, ricorda Laurent Roy, direttore generale dell’agenzia Rhône-Méditerranée-Corse. “Questa valutazione di 20 anni di monitoraggio ci permette di determinare con precisione gli effetti delle nostre azioni sul territorio e individuare nuove sostanze chimiche su cui agire”.
Sostanze come il piombo e gli idrocarburi (idrocarburi policiclici – IPA) sono maggiormente presenti nelle aree urbanizzate, perché correlati alle numerose attività umane, come traffico automobilistico, attività portuale, raffineria, ecc. Restano alti invece i livelli di mercurio riscontrati in alcune specie di animali “sentinella”. Oltre il 65% dei pipistrelli della frutta, studiati lungo la costa, e l’85% degli scorfani, catturati a largo, hanno livelli di mercurio al di sopra della soglia sanitaria regolamentare.
La caccia più importante diventa quella alle nuove sostanze contaminanti emergenti. La presenza di nuove molecole utilizzate nell’industria, nell’agricoltura e in tutte le nostre attività quotidiane può avere un forte impatto sull’ambiente marino. Dai campioni raccolti durante la campagna SuchiMed, gli scienziati della Facoltà di Farmacia dell’Università di Aix-Marseille, ad esempio, hanno tracciato le molecole antitumorali potenzialmente accumulate dalle cozze e ne hanno studiato gli effetti. Questo lavoro potrebbe portare allo sviluppo di nuovi filtri di purificazione per limitarne le emissioni di queste nuove sostanze nell’ambiente. (30Science.com)