(30Science.com) – Roma, 1 lug. – È in rete il progetto dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi) che fornisce un quadro dei fenomeni franosi avvenuti sulle Alpi italiane negli ultimi venti anni. L’instabilità naturale degli ambienti alpini di alta quota è un indicatore dei cambiamenti climatici e la diffusione dei dati su questi fenomeni costituisce uno strumento utile per la comunità scientifica e per gli stakeholder impegnati nel governo del territorio
Gli ambienti alpini di alta quota sono fra le aree del pianeta in cui il riscaldamento globale si manifesta in modo più evidente. La forte riduzione delle masse glaciali e della copertura nevosa, la degradazione del permafrost, la migrazione degli ecosistemi verso quote più elevate e, non ultimo, l’aumento dei fenomeni franosi, sono alcuni dei più evidenti indicatori dei cambiamenti climatici.
Per poter definire i possibili scenari di pericolosità e di rischio, il gruppo GeoClimAlp dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica afferente al Dipartimento di Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irpi) ha realizzato e reso disponibile online il Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane.
“Il Cnr-Irpi da molti anni raccoglie e cataloga informazioni riguardanti i processi di instabilità naturale che avvengono sulle Alpi” spiega Guido Nigrelli, ricercatore del Cnr-Irpi. Ghiacciai e frane vengono costantemente studiati, misurati e fotografati anche in collaborazione con gli esperti del Comitato Glaciologico Italiano, di cui fa parte anche Nigrelli. “L’attività svolta ha portato a possedere una enorme mole di dati che, per quanto riguarda i processi di instabilità naturale, abbiamo pensato di organizzare secondo gli attuali standard di fruibilità. Per tale scopo è stato realizzato il Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane”, aggiunge il ricercatore.
Il primo step di questo progetto è stato quello di sviluppare un dataset di eventi franosi integrando tutte le informazioni a disposizione, ovvero dati e metadati. Ad oggi il dataset complessivo contiene tutte le informazioni relative a 508 processi di instabilità naturale avvenuti sulle Alpi italiane ad una quota superiore a 1500 metri nel periodo 2000-2020. Successivamente si è provveduto ad allestire il catasto sul web.
“La piattaforma che abbiamo utilizzato per la consultazione online del catasto è molto semplice e si basa su un’architettura webgis, cioè un sistema informativo geografico consultabile via web, realizzato con prodotti free open source”, spiega Nigrelli. “La navigazione del sito è molto intuitiva. Sulle mappe dell’arco alpino italiano caricate sul sito web, si notano diversi elementi puntuali, identificati da piccoli cerchi rossi, ai quali corrispondono altrettanti processi di instabilità naturale. Cliccando su ognuno di questi punti del webgis si ottiene una scheda riepilogativa del processo franoso associato ed inoltre, interrogando le finestre di dialogo presenti, sul sito, si possono ottenere dati sulla tipologia di frana, sulla regione geografica in cui è avvenuto l’evento franoso, sulla quota corrispondente alla zona di distacco della frana e sulla litologia del versante in frana”.
Una buona gestione dei dati è la base per un’ottima ricerca scientifica. Questo è l’assunto di partenza che ha dato origine al progetto. Tutti i dati caricati sul catasto digitale sono organizzati secondo gli standard di fruibilità (FAIR Data), per cui possono essere consultati indifferentemente dai cittadini, dalla comunità scientifica e dai decisori politici. “Con la realizzazione di questo semplice webgis si vuole fornire un concreto strumento di conoscenza, complessivo di tutto l’arco alpino italiano, indirizzato a tutti i cittadini e un elemento di stimolo per la realizzazione di un Catasto delle frane di alta quota delle Alpi europee”, conclude Nigrelli.(30Science.com)