Valentina Di Paola

Gardiol (PRISMA) occhi in su per le stelle cadenti, il picco tra il 12 e il 13 agosto

(29 Luglio 2021)

(30Science.com) – Roma, 13 ago. – “Nonostante l’ingannevole locuzione, le stelle cadenti non sono affatto stelle, già Aristotele era a conoscenza che si trattava di fenomeni che avvengono in atmosfera (da cui il nome meteore), anche se poi fu Giovanni Schiaparelli nella seconda metà dell’Ottocento a svelare il mistero di questi eventi così suggestivi, che oggi sappiamo essere sciami di origine cometaria”. Lo spiega a 30Science.com Daniele Gardiol, coordinatore nazionale della rete PRISMA, Prima Rete per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera, una collaborazione promossa e coordinata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), ricostruendo il fenomeno delle ‘lacrime di San Lorenzo’.

Nella prima metà del mese di agosto – afferma l’esperto – la Terra attraversa l’orbita della cometa Swift-Tuttle. Il contatto dei frammenti cometari con l’atmosfera del pianeta genera lo sciame meteorico delle Perseidi, che prendono il nome dalla costellazione di Perseo, il punto da cui sembrano provenire”. “Si pensa spesso che il picco delle stelle cadenti si verifichi la notte del 10 agosto – continua Gardiol – in realtà questo era vero molto tempo fa. Al giorno d’oggi, però, la precessione dell’orbita terrestre, che si verifica perché il pianeta segue una traiettoria ellittica e non circolare, fa sì che nel giro di centinaia di anni il fenomeno avvenga sempre più avanti nel tempo, tant’è che attualmente la notte delle Perseidi si verifica tra il 12 e il 13 agosto”.

L’astronomo aggiunge poi che nell’arco dell’anno si possono osservare centinaia di avvistamenti di stelle cadenti, che possono in realtà essere di natura differente a seconda della loro origine. “Fondamentalmente possiamo distinguere gli sciami di origine cometaria da quelli di origine asteroidale – prosegue lo scienziato – a occhio nudo non sono riconoscibili, ma sappiamo che esistono delle piccole differenze a livello di densità, composizione e velocità, peculiare per ogni sciame. Le comete, infatti, composte principalmente da ghiaccio misto a roccia, quando vengono investite dal vento solare possono formare la caratteristica coda e perdono detriti cometari di dimensioni variabili, che restano in orbita. Quando la Terra attraversa l’orbita della cometa, viene investita da questi detriti, che, entrando in atmosfera, si consumano, bruciano e formano l’affascinante effetto ottico delle stelle cadenti”.

“Anche gli asteroidi possono dare origine al fenomeno – afferma Gardiol – la nostra rete di osservazione PRISMA ne conta centinaia ogni anno. Come gli sciami cometari, anche le stelle cadenti dovute agli asteroidi derivano da oggetti cosmici progenitori che si muovono seguendo traiettorie specifiche. Ci sono poi anche delle stelle cadenti che si verificano in altri periodi dell’anno e che non sono ancora riconosciute come derivanti da elementi noti. Sono in corso degli studi per stabilire se questi eventi sporadici possano o meno essere collegati a orbite di oggetti non ancora definiti, ma per adesso non sono state collegate a nessun asteroide o cometa noti”.

L’esperto sottolinea poi che le Perseidi di agosto rappresentano uno dei fenomeni più evidenti, anche perché è più probabile che le persone siano all’aperto e abbiano la possibilità di osservare il cielo, mentre a dicembre, quando si verifica uno sciame meteorico altrettanto importante, dovuto al passaggio nell’orbita dell’asteroide Fetonte, la popolazione tende a stare al chiuso. “Le stelle cadenti dipendono quindi dalla rivoluzione della Terra attorno al Sole – commenta Gardiol – ci sono moltissimi eventi periodici noti, ora ci avviciniamo al momento delle Perseidi, ma, in linea teorica, in diversi momenti dell’anno è possibile osservare il fenomeno e lasciarsi incantare da questi piccoli lampi di luce che attraversano la volta celeste”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e quest’anno ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).