(30Science.com) – Roma, 17 giu. – La prima ricostruzione in assoluto di un antico genoma umano, avvenuta nel 2010 su un groviglio di capelli risalente a 4.000 anni fa, ha portato a un periodo di scoperte fondamentali e affascinanti, e alla risoluzione di misteri e controversie accese da tempo. Lo sottolineano in una revisione pubblicata sulla rivista Nature gli scienziati dell’Università di Cambridge, dell’Università of Copenaghen e della Southern Methodist University.
Conservato in un museo in Danimarca, il campione di capelli rinvenuto negli anni ’80 è stato sequenziato nel 2010 dal biologo evoluzionista Eske Willerslev, coautore dell’articolo insieme a David Meltzer della Southern Methodist University, ed ha rappresentato il primo sequenziamento in assoluto di un genoma antico. “Gli ultimi dieci anni sono stati ricchi di sorprese e nuove conoscenze – dichiara Willerslev, docente presso l’Università di Cambridge – credo sia illuminante scoprire quanto fossero resistenti i primi umani di cui abbiamo sequenziato il DNA. L’ultimo decennio ci ha mostrato molto sulle nostre origini e su cosa voglia dire far parte del genere umano”. “Le prove genomiche – aggiunge Meltzer – ci hanno mostrato connessioni tra culture e popolazioni antiche che prima non avevamo considerato. Molto di ciò che è stato scoperto sulle migrazioni verso le Americhe non poteva essere previsto senza le conoscenze acquisite grazie a questo tipo di indagini”.
Nel 2013, gli scienziati hanno mappato il genoma di un bambino di quattro anni deceduto 24 mila anni fa nella Siberia centro-meridionale. Il sequenziamento di questo campione ha mostrato l’esistenza di un nuovo gruppo etnico e ha contribuito a ricostruire la discendenza delle popolazioni siberiane e dei nativi americani. Un’analisi genomica di un bambino sepolto più di 12 mila anni fa nel Montana ha portato alla risoluzione del mistero dell’Uomo di Kennewick, uno degli scheletri più antichi e completi mai trovati nelle Americhe, nonché uno dei più controversi. I resti dell’Uomo di Kennewick sono stati infatti oggetto di polemiche sulla giurisdizione legale del reperto, risolte grazie agli studi e alle dimostrazioni scientifiche del team di Willerslev.
Gli esperti hanno dimostrato che l’uomo era un antenato dei nativi americani. In un altro lavoro la squadra di ricerca ha identificato le origini della mummia naturale più antica del mondo, nota come Spirit Cave, scoperta nel 1940. Nel 2018 la mummia è stata identificata come un membro di un’antica tribù nelle Americhe. Questo mistero è stato risolto nell’ambito di uno studio per cui sono stati sequenziati 15 antichi genomi controversi dall’Alaska alla Patagonia. L’indagine di Willerslev ha mostrato i movimenti delle popolazioni umane e la diffusione della nostra specie attraverso le Americhe sotto una nuova luce. “Negli ultimi dieci anni – conclude l’autore – la storia dell’umanità è stata riscritta, grazie alle analisi genomiche abbiamo potuto ricostruire gli spostamenti della nostra specie. L’aspetto più affascinante di tutto ciò è che ci sono moltissimi interrogativi e misteri che dobbiamo ancora risolvere e non vediamo l’ora di scoprire a cosa porteranno le future ricerche”. (30Science.com)