(30Science.com) – Roma, 30 giu. – L’uso di antibiotici è diminuito ed è ora inferiore negli animali da produzione alimentare rispetto all’uomo, afferma l’ ultimo rapporto pubblicato dall‘Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ( ECDC).
Adottando un approccio One Health, il rapporto delle tre agenzie dell’UE presenta i dati sul consumo di antibiotici e sullo sviluppo della resistenza antimicrobica (AMR) in Europa per il periodo 2016-2018.
Il calo significativo dell’uso di antibiotici negli animali destinati alla produzione alimentare suggerisce che le misure adottate a livello nazionale per ridurne l’uso si stanno dimostrando efficaci. L’uso di una classe di antibiotici chiamati polimixine, che include la colistina, è quasi dimezzato tra il 2016 e il 2018 negli animali da produzione alimentare. Si tratta di uno sviluppo positivo, poiché le polimixine vengono utilizzate anche negli ospedali per curare i pazienti infettati da batteri multiresistenti.
“Il rapporto congiunto mostra, per la prima volta, che il consumo totale di antibiotici è inferiore negli animali destinati alla produzione alimentare rispetto all’uomo. I dati sul consumo di antibiotici negli animali destinati alla produzione alimentare raccolti dall’EMA confermano che le misure adottate dalle tre agenzie e dalle autorità nazionali sono efficaci”, ha affermato Emer Cooke, direttore esecutivo dell’EMA.
“Combattere la resistenza agli antibiotici rimane una priorità assoluta per l’EMA e continueremo a raccogliere dati sul consumo di antimicrobici veterinari per guidare la politica e la ricerca”.
Il quadro nell’UE è vario: la situazione varia notevolmente in base al paese e alla classe di antibiotici. Ad esempio, le aminopenicilline, le cefalosporine di 3a e 4a generazione e i chinoloni (fluorochinoloni e altri chinoloni) sono usati più nell’uomo che negli animali da produzione alimentare, mentre le polimixine (colistina) e le tetracicline sono usate più negli animali da produzione alimentare che nell’uomo .
Il legame tra uso di antibiotici e resistenza batterica
Il rapporto mostra che l’uso di carbapenemi, cefalosporine di terza e quarta generazione e chinoloni nell’uomo è associato alla resistenza a questi antibiotici nelle infezioni da Escherichia coli nell’uomo. Associazioni simili sono state trovate per gli animali da produzione alimentare.
Il rapporto identifica anche i collegamenti tra il consumo di antimicrobici negli animali e la resistenza antimicrobica nei batteri degli animali da produzione alimentare, che a sua volta è associata alla resistenza antimicrobica nei batteri dell’uomo. Un esempio di questo è Campylobacter spp. batteri, che si trovano negli animali da produzione alimentare e causano infezioni di origine alimentare negli esseri umani. Gli esperti hanno trovato un’associazione tra la resistenza in questi batteri negli animali e la resistenza negli stessi batteri negli esseri umani.(30Science.com)