(30Science.com) – Roma, 4 giu. – Il ghiaccio marino nelle regioni costiere dell’Artico potrebbe assottigliarsi fino a due volte più velocemente rispetto a quanto ipotizzato precedentemente. L’allarmante ipotesi emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista The Cryosphere, condotto dagli scienziati dell’University College di Londra e della Colorado State University, che hanno utilizzato mappe più aggiornate della profondità della neve sul ghiaccio, ritiratosi per decenni a causa dei cambiamenti climatici. Il team ha elaborato un nuovo modello computerizzato per valutare i cambiamenti nella quantità di neve, scoprendo che il tasso di assottigliamento del ghiaccio potrebbe essere dal 70 al 100 per cento più rapido di quanto suggerito da stime precedenti. Questi calcoli, affermano gli autori, rappresentano un’interpretazione accurata dei dati satellitari, ottenuti grazie alle missioni di monitoraggio dell’Agenzia spaziale europea. “Speriamo che il nostro lavoro – afferma Julienne Stroeve, docente presso l’University College di Londra – possa essere utilizzato per valutare meglio le prestazioni dei modelli climatici che prevedono gli effetti dei cambiamenti climatici a lungo termine nell’Artico. La regione si sta riscaldando a un ritmo tre volte più elevato rispetto alla media globale”. “I calcoli precedenti dello spessore del ghiaccio marino – aggiunge Robbie Mallett, studente di dottorato presso l’University College di Londra e prima firma dell’articolo – si basavano su misurazioni aggiornate a 20 anni fa, ma il ghiaccio marino ha iniziato a formarsi sempre più tardi nel corso dell’anno, e la neve ha sempre meno tempo per accumularsi. I nostri calcoli tengono conto di questi fattori. Il nostro studio mostra che il ghiaccio marino si sta assottigliando molto più velocemente di quanto si ritenesse”. (30science.com)
3D-Floe
3D picture of the floe based on highly resolved aerial imagery from the helicopter nadir camera. CREDITO Alfred-Wegener-Institut / Niels Fuchs
Polar bears close to Polarstern. 3 October 2019, Stefan Hendricks
Polar bears close to Polarstern. 3 October 2019, Stefan Hendricks CREDIT Alfred-Wegener-Institut