Roma – L’idea che l’agricoltura irrigua sia alla base della sicurezza alimentare e idrica globale – producendo il 40 per cento dei raccolti e utilizzando il 70 per cento dell’acqua dolce – si è diffusa in ambito scientifico e politico. Tuttavia, secondo una nuova analisi, queste statistiche non sono supportate empiricamente. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’ Università di Birmingham e pubblicato su PNAS Nexus. Gli autori hanno tracciato queste cifre attraverso le citazioni di 3.693 documenti scientifici pubblicati dal 1966 al 2024. Gli autori hanno scoperto che il 60-80 per cento dei percorsi di citazione conduceva a fonti prive di dati di supporto o che non contenevano i numeri dichiarati. Solo circa l’1,5 per cento dei documenti citati forniva dati originali. Quando gli autori hanno analizzato i dati disponibili sull’impatto effettivo dell’irrigazione, i risultati hanno mostrato intervalli di incertezza molto più ampi: l’agricoltura irrigua produce il 18-50 per cento dei cereali mondiali ed è responsabile del 45-90 per cento dei prelievi di acqua dolce. L’analisi ha rivelato che le cifre del 40 per cento e del 70 per cento si diffondono attraverso “amplificazione”, in cui vengono utilizzate fonti prive di dati, e “trasmutazione”, in cui affermazioni incerte vengono presentate come fatti definitivi dopo ripetute citazioni. La base più citata per le statistiche, il database Aquastat della FAO, contiene una copertura nazionale limitata, con valori per lo più imputati piuttosto che misurati. Secondo gli autori, la natura incerta di queste statistiche, così spesso ripetute, evidenzia la necessità di valutare criticamente le affermazioni fondamentali nella scienza della sostenibilità. Indipendentemente dall’impatto globale dell’irrigazione, non mancano problemi irrigui specifici e locali da risolvere, e spesso possono essere affrontati in modo più proficuo con soluzioni basate sul territorio.(30Science.com)