Roma, 10 nov. – I fori nelle Ande scoperti nel sito archeologico di Monte Sierpe, noto anche come la Banda di Buchi, nella valle di Pisco, nel sud del Perù, potrebbero essere stati un tempo un antico mercato. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Antiquity, condotto dagli scienziati dell’Università di Sydney, della Durham University, e dell’Università di Cambridge. Il team, guidato da Jacob L. Bongers, ha esaminato l’antico monumento andino, che potrebbe svelare le origini della contabilità indigena. Il sito è formato da migliaia di cavità perfettamente allineate, e, secondo il gruppo di ricerca, potrebbe essere stato utilizzato dalle popolazioni pre-incaiche come luogo di scambio e baratto.
- Jacob Bongers fa atterrare un drone in Perù. Credito Jorge Rodriguez/Fornito dall’Università di Sydney
- Jacob Bongers dell’Università di Sydney, con in mano un drone. Crediti: Stefanie Zingsheim/Università di Sydney.
- Figura 2. La valle del Pisco nel Perù meridionale (figura di JL Bongers). Credito Figura di JL Bongers/Università di Sydney
- Figura 1. Una fotografia aerea del Monte Sierpe scattata da Robert Shippee e pubblicata dalla National Geographic Society nel 1933 (foto riprodotta per gentile concessione dell’American Natural History Museum; negativo AMNH Library n. 334709). Credito Robert Shippee/foto riprodotta per gentile concessione dell’American Natural History Museum; negativo AMNH Library n. 334709
- Figura 9. Khipu rinvenuto nei pressi di Pisco, ora conservato presso l’Ethnologisches Museum di Berlino: in alto) VA 16135a; in basso) VA 16135b (© Ethnologisches Museum, Staatliche Museen zu Berlin, fotografie di Claudia Obrocki; rese disponibili tramite licenza CC BY-NC-SA 4.0). Credito © Museo Etnologico, Staatliche Museen zu Berlin, fotografie di Claudia Obrocki; reso disponibile tramite licenza CC BY-NC-SA 4.0
In epoca successiva, sotto il dominio inca, gli scienziati ipotizzano che il luogo fosse utilizzato come sistema di contabilità monumentale per la raccolta dei tributi. Monte Sierpe, spiegano gli autori, si estende per circa 1,5 chilometri, e comprende oltre 5.200 buche disposte in file ordinate, ognuna larga circa uno o due metri, con una profondità di un metro. Scoperto nel 1933 grazie a fotografie aeree pubblicate su National Geographic, il sito ha suscitato per decenni numerose ipotesi, tra cui difesa, magazzino, sistema di irrigazione o trappola per nebbia. Il gruppo di ricerca ha combinato analisi microbotaniche dei sedimenti, ovvero l’analisi di minuscoli resti vegetali, con immagini aeree ad alta risoluzione ottenute tramite droni. Nei campioni di suolo sono state trovate tracce di mais e di piante usate tradizionalmente per intrecciare cesti, suggerendo che le cavità fossero periodicamente foderate con vegetali e riempite di merci racchiuse in sacchi o cesti. Le immagini aeree hanno inoltre rivelato schemi numerici nella disposizione dei buchi, simili a quelli dei khipu, gli strumenti di contabilità inca basati su cordicelle annodate. Il lavoro suggerisce che Monte Sierpe potesse funzionare come un enorme registro contabile tridimensionale, un luogo dove lo Stato inca registrava i tributi raccolti dalle comunità locali. “Le nostre analisi – afferma Bongers – mostrano come, nel tempo, Monte Sierpe sia passato da luogo di incontro e scambio fra popolazioni diverse a un centro di amministrazione imperiale”. “Il sito – conclude – racconta una storia di adattamento e di connessione: di come le comunità del passato modificavano il paesaggio per promuovere l’interazione sociale e commerciale. I risultati offrono un caso di studio unico sul modo in cui le civiltà andine antiche svilupparono sistemi di gestione economica e comunicazione visiva, anticipando forme di registrazione dei dati. Nei prossimi step sarà interessante considerare siti simili per comprendere quanto fosse diffusa la contabilità indigena e come si sia evoluta con l’espansione dell’impero inca”.(30Science.com)






