Roma – I “custodi dei giorni” della civiltà maya avevano sviluppato un metodo di previsione delle eclissi solari capace di mantenere la sua precisione per millenni. Lo rivela uno studio pubblicato su Science Advances da John Justeson (University di Albany) e Justin Lowry (SUNY Plattsburgh), che ricostruisce il funzionamento della celebre tavola delle eclissi contenuta nel Codice di Dresda, uno dei pochi manoscritti precolombiani sopravvissuti.
Analizzando la sequenza di 405 mesi rappresentata nel codice, i ricercatori hanno dimostrato che gli astronomi maya basavano i loro calcoli su un calendario lunare derivato dall’osservazione diretta delle fasi della Luna, a partire dal primo sottile spicchio dopo il novilunio.
Questo sistema permetteva di individuare con straordinaria regolarità gli intervalli tra le eclissi e di determinare quando “resettare” le previsioni per mantenerle accurate nei secoli. Secondo lo studio, dopo tre cicli di 405 mesi – equivalenti a circa 33 anni terrestri – i “daykeepers” potevano contare su 190 intervalli intereclissi corrispondenti a 20 eclissi reali, da cui emergeva un modello estremamente stabile.
Utilizzando rapporti temporali ricorrenti, gli studiosi maya riuscivano così a calcolare non solo la ricorrenza delle eclissi, ma anche il momento esatto in cui correggere le tavole per compensare le minime discrepanze accumulate nel tempo.
La precisione del sistema era tale da garantire una validità plurimillenaria: “Ricominciare la tavola delle eclissi a questi intervalli e secondo questi rapporti avrebbe consentito ai custodi dei giorni di mantenerla affidabile per alcuni millenni”, scrivono Justeson e Lowry.
Il Codice di Dresda, redatto tra il XIII e il XIV secolo ma basato su conoscenze astronomiche molto più antiche, dimostra quindi che i maya non solo osservavano i fenomeni celesti, ma applicavano una logica matematica e ciclica paragonabile a quella della moderna meccanica celeste.
Lo studio – dal titolo “The design and reconstructible history of the Mayan eclipse table of the Dresden Codex” – fornisce nuove prove dell’eccezionale sofisticazione del pensiero scientifico mesoamericano, capace di combinare astronomia, matematica e religione in un unico sistema predittivo di sorprendente accuratezza.(30Science.com)

