Roma – L’anoressia nervosa è una delle più gravi patologie psichiatriche con un’incidenza crescente tra bambini e adolescenti, ad esordio sempre più precoce e con un alto indice di mortalità. Uno studio – appena concluso – condotto da clinici e ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, apre nuove prospettive terapeutiche grazie all’uso della Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta (tDCS), una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva che ha dimostrato un impatto positivo sulla regolazione del comportamento alimentare. I risultati sull’efficacia della terapia, di prossima pubblicazione, sono stati anticipati nel corso di un convegno scientifico dedicato ai disturbi della nutrizione che si è tenuto lo scorso mese di febbraio nella sede di San Paolo del Bambino Gesù. Il progetto di ricerca del Bambino Gesù ha coinvolto 64 pazienti dell’Ospedale con diagnosi di anoressia nervosa, di età compresa tra i 10 e i 18 anni, per la maggior parte di genere femminile (62 su 64). La ricerca, avviata nel 2020 e conclusa nel mese di febbraio 2025, è stata condotta nell’ambito di un trial clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno trattato con placebo, l’altro con la tDCS, tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva che agisce sulla corteccia prefrontale, area chiave nel controllo del comportamento. La terapia, che consiste nell’applicazione di elettrodi che emettono una corrente continua di bassa intensità non percepibile dal soggetto stimolato, è stata somministrata per 6 settimane con 3 sedute settimanali della durata di 20 minuti. Lo studio del Bambino Gesù ha evidenziato l’impatto positivo della terapia sulla regolazione del comportamento alimentare. I dati emersi indicano, infatti, che i partecipanti sottoposti alla stimolazione reale hanno mostrato un miglioramento significativo della sintomatologia dell’anoressia, con effetti stabili e progressivi fino a 6 mesi dopo la conclusione del trattamento. Al contrario, nel gruppo placebo, i miglioramenti osservati tendevano a ridursi nel tempo. In particolare, dal termine del trattamento fino a 6 mesi dopo, nel gruppo stimolato con tDCS si è osservato un miglioramento con la normalizzazione di molti sintomi psicopatologici associati al rischio di disturbo alimentare (insoddisfazione per il corpo, comportamenti compensatori inappropriati, desiderio di magrezza), così come senso di inadeguatezza, problemi interpersonali e affettivi o difficoltà psicologiche generali. “Questi risultati – sottolinea Floriana Costanzo, psicologa del Bambino Gesù e responsabile del progetto di ricerca – suggeriscono che la stimolazione cerebrale non invasiva, affiancata alle terapie standard come il supporto psichiatrico, nutrizionale e psicologico, è in grado di potenziare l’efficacia dell’iter di cura. La validità della tDCS, quindi, apre scenari innovativi nella lotta contro l’anoressia nervosa in età evolutiva. Grazie alla sua semplicità, sicurezza e basso costo, questa tecnologia potrebbe diventare un’opzione facilmente accessibile per migliorare le terapie esistenti e per favorire un recupero più stabile e duraturo”. Il metodo e dati preliminari dello studio appena concluso sono già stati pubblicati sulle riviste scientifiche Frontiers in Behavioural Neuroscience e Journal of Eating Disorders e, relativamente alla sicurezza del trattamento, su Scientific Reports. (30Science.com)
Valentina Arcovio
La stimolazione cerebrale non invasiva è utile contro l’anoressia nervosa
(13 Marzo 2025)
Valentina Arcovio