(30science.com) – Roma, 3 gen. – In linea generale, le donne tendono a ottenere risultati migliori delle controparti maschili nei test di “teoria della mente”, legati alle abilità empatiche, alla capacità di immaginare ciò che l’altra persona sta pensando o provando. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli scienziati dell’Università di Cambridge, dell’Università di Bar-Ilan, dell’Università di Harvard, dell’Università di Washington, dell’Università di Haifa e della Scuola IMT Alti Studi Lucca. Il team, guidato da David M. Greenberg, ha coinvolto oltre 300 mila persone provenienti da 57 paesi, valutando l’empatia cognitiva, ovvero l’abilità di indossare i panni di un altro e comprenderne emozioni e sentimenti. I ricercatori hanno eseguito ad esempio l’Eye Test, nel quale si chiede a un soggetto di scegliere la parola che descrive meglio le sensazioni che assocerebbero a un volto raffigurato in una foto. Negli ultimi decenni, diversi studi indipendenti hanno scoperto che le partecipanti femminili ottengono in media punteggi più elevati rispetto agli uomini in questi esperimenti. In questo lavoro, gli studiosi hanno confermato che le donne tendevano a raggiungere punteggi mediamente simili o superiori rispetto alle controparti maschili, che non superavano mai le donne. La coorte aveva un’età che variava da 16 a 70 anni, e in ogni fascia d’età è stata osservata questa differenza di genere. “I nostri risultati – afferma Greenberg – forniscono prove che il cervello femminile è più capace di esercitare l’empatia cognitiva in un’ampia gamma di paesi in tutto il mondo. Questo studio non ci permette di stabilire le motivazioni alla base di questi risultati, ma ipotizziamo che una combinazione di fattori sociali e biologici possa giocare un ruolo fondamentale”. “Gli studi sulle differenze di genere – commenta Sir Simon Baron-Cohen, direttore del Centro di ricerca sull’autismo dell’Università di Cambridge e autore senior dello studio – non forniscono informazioni sulla mente o sulle attitudini di un singolo individuo, che può discordare dalla media per il proprio genere. Questi risultati sollevano nuove domande per la ricerca futura sui fattori sociali e biologici che possono contribuire alla differenza di genere osservata nell’empatia cognitiva”. (30science.com)