Valentina Di Paola

Lo stagno degli eroi di Omero arrivava dall’Uzbekistan

(1 Dicembre 2022)

(30science.com) – Roma, 30 nov. –  Più di 2000 anni prima che il Titanic affondasse nell’Oceano Atlantico settentrionale, un’altra importante nave naufragò nel Mar Mediterraneo al largo delle coste orientali di Uluburun, nell’odierna Turchia, trasportando tonnellate di metalli rari, in gran parte provenienti da piccole comunità di pastori degli altipiani che vivono nell’attuale Uzbekistan. A indagare sulla provenienza di questi metalli uno studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, condotto dagli scienziati della Washington University di St. Louis. Il team, guidato da Michael Frachetti, ha esaminato i resti del relitto, scoperto nel 1982, per ottenere una migliore comprensione delle società e delle organizzazioni politiche dell’epoca. Il gruppo di ricerca ha rilevato che delle piccole comunità di pastori degli altipiani provenienti dall’Asia centrale producevano e fornivano all’incirca un terzo dello stagno trovato a bordo della nave. Questo metallo sembra provenire da una miniera preistorica in Uzbekistan, a più di 2.000 miglia da Haifa, dove l’imbarcazione caricò i materiali a bordo.

Nel 1500 a.C., il bronzo era “l’alta tecnologia” dell’Eurasia, utilizzato per qualsiasi cosa, dalle armi agli oggetti di lusso, strumenti e utensili. Il bronzo è composto principalmente da rame e stagno. Mentre il rame è abbastanza comune e può essere trovato in tutta l’Eurasia, lo stagno è molto più raro e si trova solo in specifici tipi di depositi geologici, ha detto Frachetti.

“Trovare lo stagno era un grosso problema per gli stati preistorici. E quindi, la grande domanda era come questi grandi imperi dell’età del bronzo stavano alimentando la loro vasta domanda di bronzo, date le lunghezze e le difficoltà per acquisire lo stagno come merce così rara. I ricercatori hanno cercato di spiegarlo per decenni”, ha detto Frachetti.

La nave Uluburun ha prodotto la più grande collezione al mondo di metalli grezzi dell’età del bronzo mai trovata: abbastanza rame e stagno per produrre 11 tonnellate di bronzo di altissima qualità. Se non fosse stato perso in mare, quel metallo sarebbe stato sufficiente per equipaggiare una forza di quasi 5.000 soldati dell’età del bronzo con le spade, “per non parlare di molte brocche di vino”, ha detto Frachetti.

“I risultati attuali illustrano una sofisticata operazione commerciale internazionale che includeva operatori regionali e partecipanti socialmente diversi che producevano e commerciavano materie prime essenziali in tutta l’economia politica della tarda età del bronzo, dall’Asia centrale al Mediterraneo”, ha affermato Frachetti.  

A differenza delle miniere in Uzbekistan, che erano situate all’interno di una rete di piccoli villaggi e pastori mobili, le miniere nell’antica Anatolia durante la tarda età del bronzo erano sotto il controllo degli Ittiti, una potenza imperiale globale di grande minaccia per Ramses il Grande d’Egitto.

Le analisi degli scienziati hanno rivelato una catena di approvvigionamento incredibilmente complessa, che prevedeva l’esistenza di diversi passaggi necessari a trasportare lo stagno dalla piccola comunità mineraria al mercato del Mediterraneo. “Sembra che questi minatori locali abbiano avuto accesso a vaste reti internazionali – afferma Frachetti – e, attraverso il commercio via terra e altre forme di connettività, siano stati in grado di trasferire questa importantissima merce fino al Mediterraneo. Questo sistema di commercio culturalmente diversificato, multiregionale e multivettoriale è piuttosto sorprendente durante la tarda età del bronzo”.

Stando a quanto emerge dall’indagine, circa un terzo dello stagno trovato a bordo del relitto proveniva dalla miniera di Mušiston in Uzbekistan, mentre il metallo restante si deve alla miniera di Kestel nell’antica Anatolia, nell’odierna Turchia. Dopo essere stati estratti, i metalli venivano lavorati per la spedizione e infine fusi nelle forme standardizzate di lingotti, utili per il trasporto. “Questi risultati – concludono gli autori – offrono uno sguardo prezioso sull’organizzazione commerciale della vita di oltre duemila anni fa. Nei prossimi studi, continueremo ad analizzare le forme uniche dei lingotti e il modo in cui sono stati utilizzati nel commercio”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e quest’anno ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).