Emanuele Perugini

Intervista: Giuliana Spadaro (Uni Amsterdam) Un capo corrotto, corrompe la società

(3 Novembre 2022)

(30Science.com) ─ Roma, 3 nov. ─ La corruzione è un fenomeno pervasivo che colpisce la qualità delle istituzioni, mina la crescita economica e aggrava le disuguaglianze nel mondo. Un gruppo di ricercatori, guidato da Giuliana Spadaro della Vrije Universiteit di Amsterdam, ha verificato se percepire i rappresentanti delle istituzioni come corrotti mina la fiducia e il successivo comportamento prosociale tra estranei. I risultati, pubblicati su Nature Human Behaviour, hanno dimostrato questo meccanismo sociale. Questi risultati contribuiscono alla nostra comprensione del ruolo critico che i rappresentanti delle istituzioni svolgono nel plasmare le relazioni di cooperazione nelle società moderne.
Gli autori hanno sviluppato un paradigma di gioco sperimentale che ha modellato i rappresentanti come punitori di terze parti per manipolare o valutare la corruzione ed esaminarne il rapporto con la fiducia e la prosocialità (comportamento di fiducia, cooperazione e generosità). In un’attività di lancio di dado sequenziale, i partecipanti al test hanno osservato il comportamento disonesto di un bersaglio che successivamente sarebbe servito come punitore di terze parti in un gioco di fiducia. In tutti i cinque test proposti, percepire una terza parte come corrotta ha minato la fiducia interpersonale ed il comportamento prosociale stesso.

Quali sono i principali risultati che sono emersi dai vostri esperimenti?

Il nostro obiettivo era investigare sperimentalmente la relazione tra la percezione di quanto i rappresentanti delle istituzioni siano corrotti e il suo effetto sulla fiducia negli altri. Questa ipotesi è stata suggerita da studi pregressi che hanno evidenziato una forte correlazione negativa tra i livelli di corruzione percepita a livello nazionale e la fiducia generalizzata verso gli altri.
Per rispondere a questa domanda abbiamo condotto cinque studi sperimentali reclutando piú di 1800 partecipanti residenti negli Stati Uniti. I risultati di questi studi sono stati in linea alle nostre ipotesi: in tutti e cinque gli studi, i partecipanti che percepivano i rappresentanti delle istituzioni come disonesti tendevano a fidarsi meno di uno sconosciuto con cui dovevano successivamente interagire. Questa interazione era regolata da un soggetto “terzo”, che fungeva da istituzione. I partecipanti erano a conoscenza che tali rappresentanti potevano osservare la loro interazione e sanzionare il loro comportamento. Quando i partecipanti ritenevano che questo soggetto terzo si era comportato in modo disonesto in un compito precedente, abbiamo riscontrato effetti negativi sulla fiducia e sul comportamento altruistico che i soggetti riponevano verso uno sconosciuto.

Ci puo’ descrivere il metodo che avete utilizzato?

Diversamente dagli studi precedenti, abbiamo testato le nostre ipotesi in un contesto sperimentale altamente controllato, essenziale per confrontarci con fenomeni così complessi e di difficile osservazione diretta come gli effetti della corruzione istituzionale.
A tal fine abbiamo sviluppato un paradigma sperimentale secondo la tradizione dei giochi cooperativi, in cui ai partecipanti veniva fornito un compenso economico e data la possibilità di donare parte di quel compenso ad uno sconosciuto. Queste interazioni avvenivano sotto osservazione di un soggetto “terzo”, non direttamente coinvolto nel gioco, che fungeva da rappresentante istituzionale e poteva impartire sanzioni di tipo economico a proprio costo. Inoltre, e cosa più importante ai fini di testare le ipotesi principali, prima di compiere qualsiasi decisione, ai partecipanti veniva reso noto il comportamento che il soggetto “terzo” aveva tenuto in un compito precedente. In questo compito precedente il rappresentante istituzionale poteva essere stato onesto o, al contrario, aver mentito per massimizzare il suo profitto economico alle spese della collettività.

Quali sono le principali implicazioni di questa ricerca?

Un buon funzionamento della società si basa non solo sul suo sviluppo economico, ma anche su quanto i suoi membri siano disposti a fidarsi degli altri e comportarsi generosamente anche con persone con cui non hanno mai interagito in passato. Anni di ricerca hanno dimostrato che implementare istituzioni in grado di sanzionare chi viola le norme in vigore nella società è uno dei modi più efficaci per promuovere il comportamento cooperativo. Tuttavia, questi studi dimostrano che percepire i membri delle istituzioni come disonesti o corrotti può compromettere la loro efficacia. Diventa, pertanto, di fondamentale importanza attirare leader istituzionali che, insieme alla competenza, dimostrino anche integrità morale.

Può darci indicazioni in merito al suo percorso accademico?

Sono una psicologa sociale di formazione, ma baso la mia pratica di ricerca quotidiana su teorie e metodi di discipline accademiche diverse tra cui economia comportamentale, sociologia e scienze politiche.
La mia passione per temi quali la cooperazione e il comportamento prosociale è nata durante i miei studi di laurea triennale all’Università degli Studi di Palermo ed è continuate nel corso della magistrale all’Università di Torino, dove ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca nel 2018. Durante il dottorato, ho approfondito i temi di psicologia economica e delle decisioni all’Università di Vienna ed alla VU Amsterdam, dove sono attualmente impiegata come Assistant Professor. (30Science.com)

Emanuele Perugini
Sono un giornalista. Sono nato nel 1970 e ho cominciato a scrivere nel 1994. Non ho più smesso. Nel corso della mia carriera ho scritto molto di scienza, di ambiente, di salute cercando di portare la scienza e la profondità dell'analisi scientifiche in ogni ambito di cui mi sono occupato.