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Giorgio Parisi: attenzione ai bandi e investimenti bipartizan di lungo termine. Testo integrale

(16 Febbraio 2022)

Il testo integrale dell’intervento del Premio Nobel per la fisica, Giorgio Parisi in occasione della visita del Presidente del Consiglio, Mario Draghi ai Laboratori del Gran Sasso

Credit: INFN

(30Science.com). Roma, 16 feb. -“Sono molto contento di essere qui, a quest’incontro tra il Presidente del Consiglio e le ricercatrici e i ricercatori, in questi laboratori che il mondo ci invidia e che sono l’effetto concreto delle buone pratiche che l’INFN ha portato avanti nei settant’anni esatti della sua esistenza.
I laboratori Nazionali del Gran Sasso, finiti di costruire negli anni ’80, scorso sono stati un investimento estremamente duraturo e fecondo, come sempre accade quando si investe in infrastrutture scientifiche di grande innovazione.

I risultati scientifici di altissimo livello stati possibili perché i progetti degli esperimenti sono stati analizzati, selezionati e scelti tramite un lungo ed accurato processo pubblico effettuato nelle commissioni scientifiche dell’INFN. Quest’ente, infatti, fa decidere i propri investimenti scientifici da apposite commissioni. Specialmente quando ci sono risorse nuove è assolutamente necessario un vasto e approfondito confronto tra proposte diverse in maniera da selezionare quelle più innovative. Una valutazione comparativa è fondamentale per il successo e questa capacità di scegliere opportunamente i progetti è un fiore all’occhiello dell’INFN.

Questo governo ha deciso di usare il PNRR fare grandi investimenti in ricerca e sviluppo. È fondamentale che le scelte siano fatte confrontando progetti diversi e selezionando i migliori. Entro la fine del mese usciranno in bandi per i partenariati: è assolutamente necessario che i bandi siano scritti con estrema attenzione in maniera da non trovarsi davanti a un numero limitatissimo di maxiprogetti per i quali la scelta diventa obbligata. Nutro fiducia che così sarà e che nei bandi ci saranno le opportune misure “antitrust”.

Ma l’investimento scientifico più duraturo che possiamo fare è nel capitale umano, investimento che l’INFN ha sempre cercato di fare al meglio delle sue possibilità . L’Italia ha sofferto di un’enorme emorragia di scienziati verso l’estero, assolutamente non compensata da un corrispondente flusso nella direzione inversa. Nel mio campo, la meccanica statistica, nel CNRS francese da svariati anni i ricercatori italiani hanno superato in numerosità i francesi.

In Italia per un lungo periodo si è contratto il numero delle posizioni di ricercatore o di docente universitario e il reclutamento dei giovani si è quasi bloccato. La tendenza si è invertita, però restano nubi per quanto riguarda il futuro. Il piano Amaldi-Maiani prevedeva che  i finanziamenti per la ricerca italiana sarebbero dovuti essere di cinque miliardi superiori ai livelli attuali. In questo modo avremmo raggiunto fra cinque anni la Francia di adesso. Il PNRR investe una grande quantità di risorse nella ricerca, ma cosa succederà quando finirà il PNRR e l’Italia dovrà restituire i prestiti? Quante saranno le risorse da destinare alla ricerca dopo la fine del PNRR? 

Avere una risposta a queste domande è fondamentale per attirare in Italia i ricercatori, di qualsiasi nazionalità, che attualmente stanno all’estero o i giovani che non hanno ancora deciso dove stabilirsi. La regolarità delle fonti di finanziamento è cruciale per la ricerca. Gli scienziati vogliono poter sviluppare le loro idee e per far questo è necessario che la ricerca sia finanziata in maniera costante. È difficile far venire ricercatori in Italia quando questi si rendono conto che potranno comprare, o non comprare, i reagenti chimici a seconda dei risultati delle prossime elezioni.

C’è una profonda necessità di avere un piano che stabilisca i finanziamenti minimi assicurati per la ricerca per i
prossimi sette anni in maniera che si sappia che anche da noi si possono fare progetti a lunga scadenza. Un piano di questo genere dovrebbe essere approvato dal parlamento a larghissima maggioranza e poi riveduto (ma mai al ribasso) ogni due tre anni. Nel passato la dinamica politica poteva rendeva difficile un’approvazione con una maggioranza bipartisan. L’attuale situazione potrebbe rendere più
facile l’approvazione a larghissima maggioranza di un impegno di finanziamento della ricerca per il prossimo futuro, anche dopo la fine del PNRR. Un consenso raggiunto su lunghi piani pluriennali darebbe alla ricerca e ai ricercatori quella stabilità necessaria per poter programmare il futuro con serenità“.(30Science.com)

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