Alessandro Berlingeri

Le Guerre Stellari si fanno così: jamming satellitare e armi laser

(11 Luglio 2021)

Lo “space shuttle” X-37B nell’ogiva del razzo vettore Atlas V. Credit: US Air Force.

 

(30Science.com) – Roma, 11 lug. – Le armi spaziali sono in continua evoluzione da decenni. Le nazioni del mondo non vogliono essere pronte a difese spaziali per il futuro, ma esserlo oggi stesso con le proprie “Space Force” e anche l’Europa stessa potrebbe non voler essere da meno.

Vista dello Space Shuttle Atlantis connesso alla Stazione Spaziale Russa Mir fotografata dall’equipaggio del Mir-19 il 4 luglio 1995. Credit: NASA.

La “corsa allo spazio” tra Stati Uniti e Unione Sovietica ha certamente segnato la storia del ventesimo secolo e ha spinto in avanti con un balzo la tecnologia dell’intera umanità. La competizione ha cambiato forma, senza mai arrestarsi del tutto, ampliando il ventaglio di potenze in gioco. La minaccia costante di una terza guerra mondiale durante la guerra fredda si è evoluta, assieme alla tecnologia, in una strategia di dominio dell’orbita terrestre in caso di conflitto.

Nonostante sia stato firmato nel 1967 il trattato sullo spazio extra-atmosferico “Outer Space Treaty”, le potenze mondiali non hanno mai realmente terminato i test di armi orbitali, di difesa o di attacco. In particolare, i test riguardanti le armi antisatellite (ASAT), con l’obiettivo di una distruzione strategica di singoli satelliti o interi sistemi in caso di guerra o di rendere completamente inaccessibile lo spazio dalla Terra con un accumulo esponenziale di detriti spaziali.

Attualmente i paesi che hanno sviluppato armi antisatellite e già testato le loro capacità sono: Stati Uniti, Russia, Cina e India.


STATI UNITI

Lancio di un missile ASM-135 ASAT del 13 settembre 1985 che distrusse il satellite P78-1. Credit: Paul E. Reynolds / USAF.

Lo sviluppo di armamenti ASAT ha inizio con l’”Era Spaziale”, cioè fin dagli anni ’50. I tentativi dell’epoca dovettero scontrarsi con il livello tecnologico come una rudimentale precisione dei sistemi di guida autonomi di un missile balistico. Per sopperire a questa bassa precisione, la soluzione fu l’aumento della portata dell’esplosione, conducendo allo sviluppo di testate per esplosioni nucleari in alta atmosfera, come il test Starfish Prime degli Stati Uniti del ’62. Una testata da 1,4 megatoni, montata su un razzo vettore Thor, fu fatta detonare a 400 km di quota. L’esplosione provocò il danneggiamento di almeno tre satelliti e l’interruzione di tutte le comunicazioni nel Pacifico per diverse ore.

Nel 1966 iniziarono i test di lancio per la realizzazione di una stazione spaziale spia, detta MOL (Manned Orbiting Laboratory). Questo sistema con due astronauti a bordo fu presto soppiantato dai satelliti artificiali privi di equipaggio.

Il 23 marzo 1983 il presidente Reagan istituì la Strategic Defense Initiative, anche nota come Scudo Spaziale e già dall’84 un missile ASM-135 fu caricato sotto la fusoliera di un F-15 Eagle appositamente modificato con l’obiettivo di abbattere satelliti ad orbita bassa.

Lancio del missile RIM-161 Standard Missile 3 usato per distruggere il satellite USA-193. Credit: US Navy.

Nel 2008, un malfunzionamento e il conseguente decadimento orbitale del satellite spia USA-193 dal pericoloso carico di idrazina, mise in moto il sistema di difesa e il suo abbattimento tramite un missile RIM-161 SM-3 lanciato dall’incrociatore USS Lake Erie.

Il 20 dicembre 2019 è stata istituita la United States Space Force, forza armata responsabile di tutte le operazioni spaziali e nel cyberspazio statunitensi.


UNIONE SOVIETICA E RUSSIA

Il “capo progettista” dietro tutti i successi spaziali sovietici degli anni ’50 e ’60, Sergej Korolëv, iniziò alcuni studi su sistemi ASAT fin dal 1956. Ben presto l’Unione Sovietica sviluppò il programma Istrebitel Sputnikov, cioè “distruttore di satelliti”, con cui sperimentò i suoi razzi intercettori Polyot che dovevano avvicinarsi al satellite obiettivo e sganciare una testata a frammentazione “shrapnel” per distruggerlo.

Stazione Spaziale Almaz presso il Cosmonautics and Aviation Center al VDNKH Cosmos Pavilion, Mosca. Credit: Pulux11.

Tra il ‘73 e il ‘76, il programma spaziale militare Almaz venne nascosto all’interno del programma civile Saljut per la messa in orbita delle prime stazioni spaziali della storia. Le stazioni Almaz/Saljut furono dedicate principalmente allo spionaggio, ma equipaggiate anche con armi sperimentali, come ad esempio un cannone NR-23.

Missili ASAT ad ascesa diretta, come il PL-19 Nudol, sono stati lanciati più volte tra il 2015 ed il 2020 dal cosmodromo di Pleseck o da mezzi TEL.

Il 1° agosto 2015 sono state istituite in Russia le forze aerospaziali Vozdušno-kosmičeskie sily (VKS RF).

 

Tuta spaziale cinese “Feitian” per attività extraveicolari presso l’Hong Kong Space Museum. Credit: Johnson Lau.

CINA

Nonostante la Cina abbia pubblicamente una posizione di condanna verso la militarizzazione dello spazio, dal gennaio 2016 si è dotata del reparto di Forza di Supporto Strategico dell’Esercito, con l’incarico di occuparsi di guerra spaziale, cybernetica ed elettronica.

Test su armi antisatellite sono stati effettuati fin dal 2005, come la distruzione del satellite meteorologico cinese FY-1C, in disuso e in orbita a 865 km di quota, abbattuto da un missile SC-19 l’11 gennaio 2007.

Dal 2006 ha dato il via alla costellazione satellitare Yaogan destinata ad esperimenti scientifici, monitoraggio della Terra, dei disastri naturali, ma anche controllo militare. La costellazione conta attualmente oltre 80 satelliti.


INDIA

Nel 2019 l’India è diventata la quarta nazione in grado di utilizzare con successo armi ASAT, dopo l’operazione “Shakti” in cui un missile intercettore PDV Mk-II ha colpito e distrutto il satellite bersaglio Microsat-R, appositamente immesso in orbita bassa a 300 km di quota.


EUROPE SPACE FORCE?

Sul fronte di una eventuale “Space Force” tutta europea, l’astronauta e colonnello dell’Aeronautica Militare Italiana, Luca Parmitano, ha dichiarato in un’intervista al nostro direttore Emanuele Perugini: “La mia opinione conta quanto quella di un individuo perché, in questo caso, rispondo come Luca Parmitano. Credo che certe cose avvengano quasi in maniera automatica, ma gradualmente. Fino a ‘pochi’ anni fa non esisteva l’ESA, ma solo le singole agenzie spaziali, non esisteva un corpo spaziale europeo. Ci siamo spostati nella direzione della inclusione perché abbiamo capito che l’unione fa la forza, un concetto semplice, ma anche un concetto strategico. La NATO esiste dal ‘49, perché da un punto di vista delle forze della difesa questa integrazione è sembrata necessaria e inevitabile. Non è difficile pensare che in futuro, quando si avrà più coscienza dell’importanza strategica dello spazio, anche da un punto di vista internazionale ci sarà la tendenza ad unire le forze per avere una visione globale per l’utilizzo dello spazio in termini strategici”.

Allestimento dell’X-37B nell’ogiva del razzo vettore Atlas V. Credit: US Air Force.


TRA TECNOLOGIA AVANZATA E FANTASCIENZA

Non sono certo mancati nel corso dei decenni test su armi sperimentali stravaganti e devastanti, come armi laser, in grado di distruggere satelliti tramite un fascio collimato di energia, o il jamming satellitare, cioè la capacità di disturbare le comunicazioni satellitari.

Il segreto militare avvolge numerosi progetti come quello dell’X-37, uno “space shuttle” sperimentale in grado di volare ed atterrare autonomamente della Forza Spaziale statunitense. Fino ad arrivare ad armi fantascientifiche e dai potenziali risultati catastrofici, come l’arma cinetica da attacco orbitale detta “Martello di Dio”, con cui bombardare dall’orbita tramite il rilascio di enormi barre di tungsteno, o addirittura la capacità di deviare la traiettoria di piccoli asteroidi trasformandoli in armi, segnando una situazione in cui la realtà supera nettamente la fantasia. (30Science.com)

Alessandro Berlingeri
Adoravo parlare di Fantascienza con mia madre prima di dormire e tirar fuori strane teorie anziché ascoltare le favole della buonanotte. La conseguenza? Una laurea in Fisica all’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" con una tesi sui “Metodi per la Ricerca di Pianeti Extrasolari”. Mi dedico dal 2008 alla Divulgazione Scientifica ovunque sia possibile, nelle scuole, in grandi eventi pubblici, in musei, in grandi strutture scientifiche di Roma, radio, televisione, internet.. ovunque! Ho affiancato il tutto alle mie passioni di tutta una vita: il nuoto, la musica, il cinema ed ogni sfaccettatura nerd che si possa immaginare.