Valentina Di Paola

Covid-19 potrebbe diventare endemico

(10 Luglio 2021)

(30Science.com) – Roma, 9 lug. – Sono fondamentalmente tre i principali scenari che potrebbero verificarsi in relazione alla diffusione della pandemia da Covid-19, il più probabile dei quali prevede che il virus diventi endemico. Questo almeno è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature condotto dagli scienziati della Vir Biotechnology, a Bellinzona, in Svizzera.

Il team, guidato da Amalio Telenti e Davide Corti, ha eseguito una revisione delle informazioni note su altre pandemie e infezioni virali per tracciare una serie di scenari plausibili in grado di descrivere l’andamento futuro di Covid-19.

Il nostro studio  – dice a 30Science.com Davide Corti, direttore della ricerca presso Vir Biotechnologysi basa sulla letteratura scientifica esistente riguardante altri virus, come quello influenzale o gli altri coronavirus. Abbiamo cercato di raffigurare alcuni possibili scenari sull’evoluzione di Covid-19”.

La prima, meno ottimistica, ma poco probabile situazione, spiega l’esperto, riguarda la possibilità che SARS-CoV-2 continui a circolare con focolai di infezione in grado di causare un numero elevato di infezioni gravi, come quelle che stanno ora avvenendo in Indonesia.

Se dovessero emergere varianti in grado di ulteriormente eludere la risposta immunitaria suscitata dalla vaccinazione – osserva Corti – l’evoluzione del virus potrebbe portare a infezioni severe anche tra coloro che godono della copertura vaccinale. Questo scenario risulta più plausibile nelle zone in cui il tasso di vaccinazione è ancora piuttosto basso, ma, a mio parere, non sarà questo lo sviluppo di Covid-19”.

L’altra possibilità, che secondo il ricercatore e i suoi colleghi co-autori dello studio rappresenta lo scenario più probabile, si basa sull’idea che il virus diventi endemico.

SARS-CoV-2 potrebbe evolvere e provocare infezioni con una sintomatologia e una gravità paragonabili a quelle che caratterizzano l’influenza stagionale – afferma l’autore – questo grazie alla immunità pregressa ed anche alla disponibilità di terapie efficaci in grado di evitare l’evoluzione della malattia verso forme piu’ gravi, tra queste terapie certamente gli anticorpi monoclonali potranno contribuire a ridurre la mortalità. Questo scenario non è sicuramente da sottovalutare, perché queste infezioni causano da 200 fino a 600 mila decessi ogni anno, specialmente nei soggetti più fragili. In questo modello, il virus continuerebbe a mutare per sfuggire all’immunità e potrebbe essere necessario rinnovare la composizione dei vaccini in modo periodico, ma la gravità delle infezioni sarebbe notevolmente ridotta”.

Altri ricercatori invece, riconosce l’esperto, ritengono invece più probabile il terzo scenario considerato, che suggerisce un’evoluzione del virus verso sintomatologie molto lievi per SARS-CoV-2, paragonabili a quelle degli altri quattro coronavirus stagionali che circolano nella popolazione umana e che sono per lo piu’ causa di raffreddori.

“In questo scenario – sostiene Corti – l’immunità di gregge suscitata dalle infezioni e dalle vaccinazioni combinata con un’evoluzione del virus potrebbero contribuire a diminuire significativamente il rischio di forme gravi di malattia”. Il ricercatore sottolinea che i parametri sono ancora molto complessi da determinare, per cui non è semplice prevedere quale sarà lo scenario più probabile.

Ci sono anche altri fattori da considerare – osserva Corti – esiste infatti il rischio che gli animali fungano da bacino di reinfezione continuo, in grado di provocare mutazioni adattative nell’agente patogeno, che potrebbe seguire un percorso evolutivo rimbalzando continuamente tra le varie specie e l’uomo. Alcuni di questi cambiamenti potrebbero contribuire a sviluppare mutazioni in grado di eludere la copertura vaccinale”.

Dobbiamo poi ricordare che attualmente stiamo valutando solo le mutazioni nella proteina spike – continua lo studioso – ma ci sono moltissime altre alterazioni nell’RNA virale che non sono state studiate e pertanto non sappiamo ancora cosa possano provocare e quali effetti potrebbero generare nella severità dell’infezione o nella trasmissibilità del contagio”.

Un’altra possibilità riguarda la co-circolazione di diverse varianti nello stesso momento.

Ogni ceppo potrebbe evolvere in modo indipendente – conclude Corti – il che implicherebbe la necessità di vaccini antiCovid non più monovalenti, ma basati sulle varianti stesse. Prevedere l’evoluzione di Covid-19  potrebbe aiutarci a sviluppare le contromisure più adeguate a contrastare la pandemia. Nel frattempo, è fondamentale continuare a studiare il virus e le sue manifestazioni, combattendo la minaccia patogena con tutte le armi a nostra disposizione”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e quest’anno ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).