Valentina Di Paola

Scoperti geni dei faggi legati alla resistenza alla siccità

(18 Giugno 2021)

(30Science.com) – Roma, 18 giu. – Utilizzando test mirati del DNA, è possibile selezionare campioni resistenti alla siccità e salvaguardare la salute dei faggi. Questo il risultato di uno studio, pubblicato sulla rivista eLife, condotto dagli scienziati del Center for Translational Biodiversity Genomics, dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza, del Senckenberg Biodiversity and Climate Research Centre, dell’Università Justus Liebig di Giessen, dell’Università Johann Wolfgang Goethe di Francoforte, dell’Università Tecnica di Darmstadt e dell‘Università Hochschule Geisenheim, che hanno studiato i faggi in Assia, in Germania, identificando le aree del genoma responsabili della resistenza alla siccità. Il team, guidato da Markus Pfenninger del Center for Translational Biodiversity Genomics, ha cercato di scoprire quali esemplari fossero più resilienti alle ondate di calore.

Nei boschi di faggio – spiega l’autore – non tutti gli alberi sono ugualmente danneggiati. Ci siamo interrogati su questo fenomeno per capire da cosa derivi la maggiore resistenza di alcuni esemplari”. Gli scienziati hanno prelevato campioni di circa 400 alberi da 200 località, selezionando una coppia di esemplari, uno più e uno meno in salute, per ogni luogo considerato. Il genoma dei faggi europei, riportano gli esperti, comprende 542 milioni di elementi, alcuni dei quali si riscontano in tutti i faggi, mentre altri differiscono tra i singoli alberi. I ricercatori hanno scoperto circa 100 sezioni di DNA che influenzano la capacità di resistenza alla siccità.

Sulla base dei dati del genoma, inoltre, gli autori hanno sviluppato un test con marcatori molecolari per rilevare la resistenza alla siccità. Convalidato su 90 faggi, il test ha mostrato una percentuale di successo del 99 per cento. “Ora che possiamo classificare i singoli alberi – osserva Barbara Feldmeyer, ecologista molecolare presso il Senckenberg Biodiversity and Climate Research Centrepotremmo selezionare gli alberi più resistenti per il rimboschimento”. “Il nostro lavoro – conclude Pfenninger – fornisce una base scientifica per la gestione sostenibile dei boschi di faggio. Questi risultati devono ora essere integrati nella pratica, così da preservare un ecosistema unico già minacciato dai cambiamenti climatici”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e quest’anno ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).