Valentina Di Paola

Nuovo trattamento rallenta Alzheimer nel cervello delle scimmie

(16 Giugno 2021)

(30Science.com) – Roma, 15 giu. – Un trattamento a base di oligodeossinucleotidi CpG (CpG ODN) potrebbe ridurre significativamente l’accumulo della proteina tau e della beta amiloide, associate alla progressione della malattia di Alzheimer. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Brain, condotto dagli scienziati della New York University Grossman School of Medicine Langone Health, che hanno valutato l’efficacia della terapia in un campione di primati non umani. Secondo i risultati del team, le scimmie trattate con CpG ODN avevano il 59 per cento in meno di depositi di beta amiloide di rispetto al gruppo di controllo.

Anche i livelli di proteina tau erano inferiori negli esemplari sottoposti al trattamento. “I nostri risultati illustrano che questa terapia potrebbe essere efficace per manipolare il sistema immunitario e rallentare la neurodegenerazione – afferma Akash Patel, della New York University – abbiamo osservato benefici cognitivi e un rallentamento nella progressione del morbo di Alzheimer”. Il gruppo di ricerca ha sviluppato un regime di trattamento ciclico, in modo da ridurre i potenziali effetti collaterali dei farmaci. Nelle scimmie non sono infatti stati osservati segni di infiammazione o reazioni avverse. I CpG ODN, spiegano gli autori, fanno parte di una classe di regolatori immunitari. Per lo studio sono state considerate 15 scimmie saimiri tra i 17 ei 19 anni, otto delle quali hanno ricevuto una dose del farmaco al mese per due anni, mentre alle altre è stato somministrato un placebo.

I ricercatori hanno osservato il comportamento dei due gruppi e hanno confrontato tessuto cerebrale e campioni di sangue degli animali per valutare i depositi di placca, i livelli di proteina tau e la presenza di infiammazioni. “I risultati promettenti che abbiamo ottenuto – commenta Thomas Wisniewski, collega e coautore di Patel – fanno ben sperare sulle possibilità che questo trattamento possa essere efficace anche per l’uomo”. Gli studiosi concludono che le prossime indagini prevedono nuovi test su animali più giovani per esaminare l’efficacia del trattamento nelle prime fasi della malattia, per poi passare alla sperimentazione umana su soggetti con lievi disturbi cognitivi o demenza allo stadio iniziale. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e quest’anno ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).