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Smog rallenta crescita economica dei paesi in via di sviluppo

(20 Giugno 2021)

(30Science.com) – Roma, 19 giu. – In uno studio internazionale, i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista “Environment International”, l’Università del Surrey, (UK), ha guidato un team internazionale di esperti di inquinamento atmosferico nel monitoraggio degli hotspot di inquinamento in 10 città a livello globale, per valutare i legami tra emissioni e situazione della salute e dell’economia.

Le città scelte sono state: Dhaka (Bangladesh); San Paolo, (Brasile); Canton (Cina); Medellin (Colombia); Cairo, (Egitto); Addis Abeba (Etiopia); Chennai (India); Sulaymaniya (Iraq); Blantyre (Malawi); e Dar-es-Salaam (Tanzania).

Il Global Center for Clean Air Research (GCARE) dell’Università del Surrey si è proposto di indagare se la quantità di particelle fini dell’inquinamento atmosferico (PM2,5) inalate dai conducenti di auto alla guida sia collegata al tempo che i conducenti trascorrono nei punti di concentrazione (hotspot) dell’inquinamento nelle città e agli indicatori socioeconomici come il prodotto interno lordo (PIL).

In tutte le città dello studio, i ricercatori hanno scoperto che i conducenti dovevano trascorrere solo un breve periodo di tempo negli hotspot ad alto inquinamento per inalare una quantità significativa di particelle PM2,5. Ad esempio, gli autisti di Guangzhou e Addis Abeba hanno trascorso il 26 e il 28 per cento del loro tragitto giornaliero in aree hotspot, il che ha contribuito al 54 e al 56 per cento della quantità totale di inquinamento atmosferico inalato durante gli spostamenti.

I ricercatori hanno scoperto che le città in cui i conducenti sono stati esposti ai più alti livelli di inquinamento da PM2,5 – Dar-es-Salaam, Blantyre e Dhaka – si sono anche registrati i tassi di mortalità più elevati ogni 100.000 pendolari all’anno. Per contro i bassi livelli di PM2,5 a Medellín, San Paolo e Sulaymaniyah corrispondevano a tassi di mortalità molto bassi.

Lo studio internazionale ha valutato le perdite economiche misurando il tasso di mortalità di una città causato dall’esposizione nelle auto ai PM2,5 rispetto al suo PIL pro capite. Ha rilevato che, per la maggior parte delle città, un PIL inferiore è collegato all’esposizione al PM2,5 nelle auto, con il Cairo e Dar-es-Salaam che sono state le città più colpite (perdite di 8,9 e 10,2 milioni di dollari USA all’anno, rispettivamente).

Il team ha anche scoperto che, ad eccezione di Guangzhou, le città con un PIL pro capite più elevato hanno meno hotspot di inquinamento durante un viaggio medio, diminuendo così il rischio per i conducenti. Il professor Prashant Kumar dell’Università del Surrey, ha dichiarato: “Il nostro progetto di collaborazione globale ha confermato che l’inquinamento atmosferico colpisce in modo sproporzionato i paesi in via di sviluppo. Molti paesi sono coinvolti in un circolo vizioso in cui il loro basso PIL porta a un più alto tasso di esposizione all’inquinamento per i conducenti, che porta a risultati sanitari peggiori, che danneggiano ulteriormente l’economia di quelle città. Questa è una notizia scoraggiante, ma dovrebbe stimolare la comunità internazionale per trovare e attuare misure che mitighino i rischi per la salute affrontati dai conducenti più vulnerabili del mondo”. (30Science.com)

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