Emanuele Perugini

Specie aliene, rifiuti e plastica ecco le minacce per il Mare Nostrum

(8 Giugno 2021)

(30science.com) – Roma, 8 giu. – Specie aliene di nuova introduzione, stock ittici sovra sfruttati, rifiuti in grande quantità: è un mare in sofferenza quello monitorato e analizzato dall’ISPRA nell’ambito della Strategia Marina.  In occasione della giornata mondiale degli oceani l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione ambientale, fa il punto sullo stato di salute dei mari italiani esaminando pressione per pressione. L’8 giugno in onda su RaiPlay, con Piero Angela il Ministro Cingolani e la ricercatrice dell’ISPRA Cecilia Silvestri per uno speciale nella Giornata Mondiale degli Oceani. Sono 243 le specie identificate nei mari italiani di cui il 68 % è ormai stabile lungo le nostre coste. Le aree considerate a maggior rischio di introduzione sono i porti e gli impianti di acquacultura: in queste zone sono 47 le specie aliene rilevate negli ultimi anni delle quali 24 di recente introduzione.
La pesca è uno dei temi rilevanti. Diversi studi, e alcuni recenti documentari puntano il dito contro questa attività, per il suo impatto sulla biodiversità e sulle risorse. Qual è la situazione nei nostri mari?
II 75 % degli stock ittici nel mediterraneo sono sovra sfruttati, 6 anni fa eravamo all’88% siamo in una situazione in cui le azioni di sostenibilità stanno dando i loro frutti.
Con una media di 400 rifiuti ogni 100 metri le nostre spiagge sono diventate delle piccole discariche. I rifiuti più abbondanti (60%) sono oggetti che abbiamo utilizzato per massimo cinque minuti: borse per la spesa, cotton fioc, posate usa e getta, cannucce, bottiglie. In alcune aree, anche i rifiuti spiaggiati che derivano dalle attività di pesca e acquacoltura sono molto abbondanti. Fra questi le “reste”, reti tubolari in plastica utilizzate per l’allevamento dei mitili (cozze), costituiscono un problema molto sentito soprattutto lungo le coste dell’Adriatico, il mare italiano dove la mitilicoltura è più diffusa. In alcune regioni sono state trovate più di 100 reste ogni 100 m di spiaggia, in pratica una resta ogni metro. Questo particolare tipo di rifiuto dell’acquacoltura è costituito di polipropilene (PP), un materiale estremamente resistente e duraturo e le “calze”, o frammenti di esse, si disperdono in mare e si accumulano non solo sulle spiagge ma anche sul fondo con potenziali impatti negativi sugli ecosistemi e gli organismi marini.
La situazione non migliora nei fondali italiani dove si deposita più del 70% dei rifiuti marini dei quali il 77% è plastica. In alcune aree dell’Adriatico per esempio si trovano più di 300 oggetti per Km2 e la plastica rappresenta più del 80%. È stato stimato, da alcuni studi di ISPRA, che un pescatore di Chioggia può arrivare a pescare fino a 8 tonnellate di rifiuti in un anno, ovvero 9 kg di rifiuti ogni 100 kg di pesce.
Uno dei principali impatti dei rifiuti marini sugli organismi è rappresentato dall’ingestione della plastica. Nel Mediterraneo più del 63% di tartarughe marine ha ingerito plastica. Altri studi effettuati da ISPRA nel Mar Tirreno, rivelano che più del 50% di alcuni pesci analizzati e il 70% di alcuni squali che vivono in profondità avevano ingerito plastiche. Inoltre, in profondità, gli attrezzi da pesca, persi accidentalmente o deliberatamente abbandonati hanno un impatto sugli ambienti profondi perché intrappolano gli organismi. In profondità, esistono le foreste di animali parliamo di spugne, gorgonie, coralli neri, cioè organismi che vivono fissi al substrato con forme massive e arborescenti e sono in grado di creare strutture tridimensionali. Questi sono tra gli organismi più impattati dai rifiuti che facilmente possono impigliarsi tra le ramificazioni, romperle, creare ferite o sradicare gli organismi stessi e portare ad una progressiva degradazione dell’ambiente e impoverimento della biodiversità. Più del 40% degli organismi impattati dai rifiuti marini sono gli Cnidari (es. gorgonie e i coralli).  Occorre incoraggiare la marcatura delle attrezzature da pesca, in modo da poter risalire al proprietario in caso di perdita o abbandono in mare e gestire le attrezzature dismesse, favorendone, dove possibile, il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero, è questa una delle misure in atto ai fini della Strategia marina.(30Science.com)

Emanuele Perugini
Sono un giornalista. Sono nato nel 1970 e ho cominciato a scrivere nel 1994. Non ho più smesso. Nel corso della mia carriera ho scritto molto di scienza, di ambiente, di salute cercando di portare la scienza e la profondità dell'analisi scientifiche in ogni ambito di cui mi sono occupato.