Emanuele Perugini

L’auto del futuro è uno smartphone con le ruote e il motore elettrico

(22 Gennaio 2020)

Cav, connected and automated vehicles: nel prossimo futuro le auto non saranno solo elettriche e dunque più silenziose e meno inquinanti, ma saranno anche sempre più connesse e, in prospettiva anche dotate di sistemi di guida autonomi. E’ in questa prospettiva che va inserito l’annuncio di questa mattina di Fiat Chrysler Automobiles che ha detto di avere in corso discussioni con Hon Hai Precision Ind. Co., Ltd. (Foxconn) in merito alla possibile costituzione di una joint venture paritetica per lo sviluppo e produzione in Cina di veicoli elettrici di nuova generazione e l’ingresso nel business IoV (Internet of Vehicles).

La collaborazione proposta, inizialmente focalizzata sul mercato Cinese, consentirebbe alle parti di unire le capacità di due affermati leader mondiali nell’ambito della progettazione automobilistica, dell’ingegneria, della produzione e della tecnologia mobile software, per concentrarsi sul crescente mercato dei veicoli elettrici a batteria. Anche se ancora i due colossi sono lontani dalla firma di un accordo definitivo, è interessante notare che proprio nei mesi scorsi il presidente della Foxconn, Young Liu, aveva dichiarato che la società si sarebbe concentrata su tre aree chiave come futuri driver di crescita: auto elettriche, medicina digitale e robotica avanzata. Se l’accordo con FCA dovesse andare in porto sarebbe dunque un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione di piattaforme automobilistiche che vanno sempre più nella direzione CAV, che non nel semplice sviluppo di veicoli elettrici.

Foxconn è infatti il più importante costruttore mondiale di smartphone e di altri dispositivi elettronici e dispone cioè del know-how industriale e tecnologico che permetterà di trasformare le auto, così come le conosciamo oggi, in veri e propri CAV. Le auto del futuro saranno infatti una sorta di smartphone con le ruote, alimentate però da motori elettrici. I nuovi veicoli saranno infatti in grado di processare e di gestire una serie di dati e di rimanere connessi con le nuove reti 5G attraverso le quali riceveranno le informazioni per arrivare a destinazione e svolgere tutte le attività connesse al servizio. Le sperimentazioni in corso e gli accordi per lo sviluppo di piattaforme CAV che includono cioè oltre al veicolo (hardware) anche i software (sistemi a intelligenza artificiale, big data) e le reti di connessione e di acquisizione dei dati (5G) sono diverse e l’ultima edizione del CES, la mostra dell’elettronica che si è da poco conclusa a Las Vegas, ne ha fornito diversi esempi che mostrano come questo particolare sviluppo sia una sfida che va oltre l’ambito delle industrie automotive e coinvolge anche quelle delle telecomunicazioni e quelle dell’elettronica, in un processo di integrazione tecnologica totale. Non è un caso se tra i prototipi che sono stati presentati al CES ci sia quella realizzata da Sony il gigante dell’elettronica giapponese che ha proposto accanto agli altri, il suo modello di veicolo autonomo. Sony non è l’unica, accanto a lei, a competere nello sviluppo di nuovi modelli di veicoli autonomi ci sono giganti del calibro di Google, Huawei Technologies e Apple.

“La connettività sarà sempre più importante verso la diffusione di veicoli autonomi” ha spiegato Michel Noussan senior research della Fondazione Eni Enrico Mattei “E se – ha aggiunto – alcuni costruttori stanno puntando direttamente verso il livello 5 (quello massimo – Full Driving Automation su una scala di 5 livelli), altri stanno gradualmente inserendo funzioni di supporto alla guida umana, che richiedono spesso anche una continua collezione e comunicazioni di dati di esercizio (con i concetti di vehicle-to-vehicle per la comunicazione tra i veicoli, ad esempio). In questo potranno certamente entrare grandi compagnie di ICT, che da anni si sono dedicate direttamente o indirettamente a investimenti in ricerca per sistemi di guida autonoma. Come per esempio Waymo, il sistema messo a punto da Google”.

Anche IBM è scesa in campo con Seat per lo sviluppo di sistemi integrati di assistenza alla guida dotati di Intelligenza artificiale. Come è stato evidenziato anche da una ricerca pubblicata su Journal of Traffic and Transportation Engineering ad aprile dello scorso anno, il principale ostacolo che frena lo sviluppo dei Cav è quello legato alla sicurezza. La tecnologia Cav è infatti un sistema estremamente complesso che oltre a gestire il veicolo e il conducente,deve necessariamente dialogare anche con l’ambiente che lo circonda: strade, attraversamenti, pedoni, altri veicoli, tutto deve poter essere in qualche modo trasformato in un segnale che deve essere raccolto e processato in tempo reale dal computer di bordo. Per fare questo occorre una piattaforma dotata di diverse tecnologie (sensori ottici, radar, segnali radio) che devono parlare tra loro. Inoltre i sistemi di intelligenza artificiale hanno bisogno di enormi moli di dati da poter analizzare e modellizzare i loro processi. Per questo da più parti (Europa, Stati Uniti e Giappone) industrie automobilistiche, gestori di reti telefoniche, enti di ricerca e gestori di reti autostradali, stanno lavorando insieme per dar vita a dei veri e propri living lab dove testare tutte queste tecnologie. Si tratta di vere e proprie smart city come per esempio quella che costruirà Toyota alle falde del Monte Fuji in Giappone. Woven city, questo il nome della città, occuperà l’area precedentemente occupata da una fabbrica dismessa e sarà abitata da 200 ricercatori, ingegneri e sviluppatori che si dedicheranno proprio allo studio di soluzioni a supporto delle CAV.

Negli Stati Uniti a poche miglia dal distretto automotive di Atlanta in Georgia, proprio all’inizio della scorsa settimana è stata annunciata la realizzazione del Laboratorio di tecnologia delle infrastrutture automobilistiche (IATL), che mira a riunire case automobilistiche, operatori di reti cellulari, società di dispositivi di controllo del traffico e produttori di semiconduttori in un unico hub tecnologico per creare, sviluppare e testare la sicurezza dei veicoli connessi applicazioni. Un vero e proprio laboratorio dal vivo della mobilità innovativa. “La capacità dei veicoli di comunicare con l’infrastruttura di controllo del traffico è fondamentale per migliorare la sicurezza stradale e per la rapida adozione della tecnologia dei veicoli connessi in tutta la flotta”, ha affermato Jovan Zagajac, responsabile della tecnologia dei veicoli connessi per Ford Motor Company, uno dei partner del progetto.

In Europa invece sono molto attivi i tedeschi, che, in bassa Sassonia hanno avviato il progetto “Testfeld Niedersachsen für automatisierte und vernetzte Mobilität” Campo di prova della Bassa sassonia per la mobilità automatizzata e in rete). Mercoledi scorso, il DLR Institute of Transportation Systems ha aperto infatti il percorso di prova sull’autostrada A39 vicino a Braunschweig, una sezione dell’intero percorso previsto nell’ambito del progetto “Testfeld Niedersachsen” avviato insieme al Lander della Bassa Sassonia. Negli ultimi tre anni, lungo questo tratto autostradale, DLR ha installato una settantina di pali dotati di sensori in grado di rilevare il movimento degli autoveicoli e raccogliere dati che possono essere riutilizzati per facilitare lo sviluppo di tecnologie destinate a supportare la circolazione di veicoli senza pilota. I sensori possono comunicare tra loro e con i veicoli se adeguatamente equipaggiati. Oltre ai sensori installati in modo permanente, esistono versioni mobili. I dati raccolti formano poi una mappa che raccoglie tutti i database del progetto. Verrà creata una piattaforma aperta di ricerca e sviluppo, verrà offerta una combinazione unica e completa di diverse opzioni di test e test – dalla simulazione ai percorsi negli spazi pubblici. La costruzione dell’infrastruttura per il progetto “Testfeld Niedersachsen” e la digitalizzazione della rete stradale sono state attuate con fondi del Fondo europeo per lo sviluppo regionale e dello Stato della Bassa Sassonia.Il campo di prova della Bassa Sassonia comprende sezioni delle autostrade A2, A7, A39, A391, nonché parti delle strade federali e statali B3, B6, B243 e L295. Integra inoltre i percorsi stabiliti della piattaforma applicativa Intelligent Mobility (AIM) , che è in funzione nel centro della città di Braunschweig. Ciò consente il collaudo in diverse situazioni di traffico e nella transizione tra diversi tipi di strade. In totale, il campo di prova della Bassa Sassonia coprirà oltre 280 chilometri con settori di varie attrezzature tecniche dopo il completamento

Emanuele Perugini
Sono un giornalista. Sono nato nel 1970 e ho cominciato a scrivere nel 1994. Non ho più smesso. Nel corso della mia carriera ho scritto molto di scienza, di ambiente, di salute cercando di portare la scienza e la profondità dell'analisi scientifiche in ogni ambito di cui mi sono occupato.